Visite mediche ed esami, protestano i lavoratori del call center del CUP: “Le lunghe attese non sono colpa nostra”
A Torino scendono in piazza gli addetti del Cup Piemonte, che 7 giorni su 7 si occupano di indirizzare le prenotazioni dei servizi sanitari: “La Regione mente, non è vero che le prenotazioni sono tornate ai livelli pre pandemia”
la Voce di Alba – 23 maggio 2023
Oggi, di fronte a Palazzo Lascaris, i lavoratori del Cup Piemonte che operano nel call center per le prenotazioni dei servizi sanitari regionali si sono riuniti per urlare forte e chiaro un messaggio inequivocabile: “I lavoratori della sanità non sono tutti uguali”.
I problemi evidenziati sono quelli noti: stipendi troppo bassi, un servizio esternalizzato, contratti part-time. Gli addetti al call center del Cup, primo contatto tra paziente e servizio sanitario regionale, non ne possono più di lavorare in queste condizioni.
“Abbiamo deciso di indire l’assemblea pubblica – spiegano Enea Schipano della Filcams-CGIL Torino e Cristina Ronco della Filcams-CGIL di Novara insieme a Luigi Romeo, Nidil Cgil di Torino – per difendere e rafforzare il valore di una sanità pubblica universale ed efficiente. L’attuale politica sugli appalti incentrata sul risparmio economico del committente non tutela né garantisce la buona e piena occupazione e la qualità del servizio pubblico essenziale”. “Occorre assumere personale sanitario per poter garantire prenotazioni di visite specialistiche ed esami in tempi ragionevoli, sbloccando le agende, per una Sanità Pubblica accessibile a tutte e tutti”.
“Quel che potrebbe essere un bel servizio in pratica è un disservizio perché siamo costretti a dire alle persone di farsi centinaia di chilometri per una prestazione sanitaria”, spiega Mariacristina Lomonaco della Filcams Cgil, “Se una persona mi chiede una visita urologica non è che tutte le volte posso mandarla a Novara o Vercelli perché il servizio sanitario deve essere locale”.
La richiesta è quella di un tavolo per contrastare con la Regione Piemonte e valutare di re-internalizzare il servizio, oggi in mano a un privato che lo eroga per il pubblico.
“Non è reale che le prenotazioni sono tornate ai livelli del pre-pandemia. Mancano posti, l’attesa è eterna, le liste d’attesa sono lunghe. Tante chiamate? Certo, perché la gente è costretta a chiamare e richiamare” afferma Maria Cristina Lo Monaco, lavoratrice del Cup.