Il nostro Ssn è in grado di prendersi cura della popolazione immigrata residente in Italia, rendendo accessibili a tutti terapie e servizi. Lo afferma lo studio “Farmaci e immigrati: Rapporto sulla prescrizione farmaceutica in un paese multietnico”, presentato oggi nel corso di un convegno svoltosi all’Iss.
04 MAR – Il nostro Servizio sanitario nazionale è in grado di prendersi cura della popolazione immigrata residente in Italia, rendendo accessibili a tutti terapie e servizi. Lo dimostrano i dati contenuti nel volume “Farmaci e immigrati: Rapporto sulla prescrizione farmaceutica in un paese multietnico”, che non evidenziano significative differenze tra l’uso di farmaci da parte degli immigrati e da parte degli italiani, essendo nei primi solo di poco inferiore che nei secondi. Ciononostante, l’incidenza degli immigrati – che nel 2011 erano oltre quattro milioni e mezzo, pari al 7,5% della popolazione – sulla spesa farmaceutica complessiva è piuttosto bassa, pari al 2,6%. Il Rapporto, redatto in collaborazione fra l’Istituto superiore di sanità, la Società italiana di farmacia ospedaliera, la Società italiana di medicina delle migrazioni, la Cineca, il Consorzio Mario Negri Sud, viene illustrato nel corso del convegno “Prescrizione farmaceutica nella popolazione immigrata” in programma all’Iss il 4 marzo 2013.
“La sanità pubblica italiana si dimostra ancora una volta, come è nella sua tradizione, solidale con una delle fasce più deboli della popolazione – afferma Enrico Garaci, Presidente dell’Iss – e per di più in un periodo come l’attuale, di crisi economica e perciò di tagli e ristrettezze, mostrando così la forza del nostro Sistema solidaristico e universale”.
“Questa prima e positiva valutazione – dichiara Giuseppe Traversa, ricercatore dell’Iss – non ci deve, tuttavia, far abbassare la guardia soprattutto nei riguardi di quella parte di popolazione immigrata che accede poco o per nulla alle cure, in particolare cinesi e kosovari, per i quali occorre lavorare di più all’integrazione e alla mediazione linguistico-culturale, ma anche nei confronti di tutti quegli immigrati che non “emergono”, e che perciò non fanno parte di questa indagine, pur avendo dirit