Bene il 2011, che ha visto per la spesa sanitaria una riduzione rispetto all’anno precedente (0,6%), un po’ meno bene le previsioni perché segnano, da qui al 2015, una crescita della spesa, nonostante le Manovre e a dispetto delle necessità del momento di contrarre il più possibile i conti pubblici. Il quadro arriva dal Documento di economia e finanza 2012, redatto dal ministero dell’Economia e uscito ieri dal Consiglio dei ministri. Già a fine 2012 il comparto vedrà un aumento delle uscite di 2,458 miliardi di euro, pari al 2,2%, mentre per il triennio successivo si prevede una crescita a un tasso medio annuo del 1,2% e «nello stesso arco temporale un aumento del Pil nominale in media in misura pari al 2,8%, con un rapporto con la spesa sanitaria pari al 6,9%». A crescere di più nel 2012, in termini percentuali, sono le spese per i consumi intermedi, con un incremento pari a 4,2% e un valore totale 30.289 milioni, seguite dalle prestazioni acquistate da produttori market, che hanno un livello di spesa pari a 41.390 milioni e un incremento pari a 1,9% e dal personale, con un costo pari a 37.721 milioni e un incremento pari a 0,5%. Tra le componenti dell’aggregato, si segnala per le prestazioni ospedaliere, specialistiche, riabilitative, integrative e altra assistenza, un +2,4% e una spesa pari a 24.495 milioni, per l’assistenza farmaceutica una spesa pari a 10.162 milioni, con un incremento dell’ 1,6%, mentre per la medicina di base un costo previsto pari a 6.733 milioni, con un incremento pari a 0,5%.
19 aprile 2012 – DoctorNews
Convegno Bocconi, dai tagli di spesa al taglio degli sprechi
A causa dei tagli alla spesa, non tutte le Asl sono oggi in grado di rispettare i Lea e nel prossimo futuro il loro numero sarà destinato ad aumentare. È l’allarme che arriva dal convegno organizzato ieri a Milano da Sda Bocconi e Novartis sul ruolo dei sistemi di valutazione nelle scelte strategiche delle aziende sanitarie pubbliche. A lanciarlo il presidente della Fiaso Giovanni Monchiero, tra gli ospiti della tavola rotonda che ha chiuso i lavori mettendo a confronto tecnici e politici sulla sostenibilità del Ssn. Secondo Monchiero, in sostanza, i tagli orizzontali alla spesa impartiti in molte Regioni esprimono di fatto una "non scelta": «Piuttosto che decidere dove indirizzare i risparmi» ha detto «preferiscono non decidere e scaricare quindi sulle Asl la responsabilità della scelta. Ma le aziende sanitarie sono società gestionali, non dovrebbero competere loro decisioni di natura politica». Ha rincarato la dose Angelo Rossi, consulente dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari: «L’impressione è che oggi manchi una vera governance tra Stato e Regioni sottoposte a piani di rientro. Non c’è una mano che guidi e le amministrazioni regionali si arrangiano come possono, cioè non governano». Pesa su questo lo stesso meccanismo del commissariamento: «La Regione in deficit viene posta sotto la guida di un commissario che è lo stesso presidente della giunta regionale, che a sua volta nomina dei sub-commissari la cui permanenza in carica è brevissima perché tutti cercano di scavalcarli. Il sistema non funziona ed è evidente».