L’Aula ha approvato il disegno di legge: “Legge annuale per il mercato e la concorrenza” (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 3012-C). Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Successivamente la Camera ha approvato il testo unificato delle proposte di legge: Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione (C. 913 e abb.). Il provvedimento passa ora all’esame dell’altro ramo del Parlamento.
Ddl Concorrenza approvato alla Camera. Dove si è molto parlato di farmacie…
Roma, 29 giugno – Con 218 voti a favore e 124 contrari, la Camera dei Deputati ha approvato questa mattina alle 11.06 il ddl 3012 C, ovvero la legge annuale sul mercato e la concorrenza, che ora torna al Senato per la quarta e definitiva lettura, in ragione delle cinque modifiche introdotte nel passaggio a Montecitorio.
Un esito ampiamente previsto e in linea con le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi parlamentari, caratterizzate da molte considerazioni riservate alle farmacie. A memoria futura, ne riproponiamo alcune (evidenziate per comodità dei lettori in giallo) riportandone i resoconti in questo allegato.
Tra i 124 voti contrari al provvedimento va nnoverato anche quello di Massimo Corsaro, deutato di Direzione Italia, che ha severamente censurato la scelta di aprire la proprietà delle farmacie al capitale. “Per aprire e per strutturare una farmacia, oggi, tra acquisto dell’avviamento, tra impianto, tra magazzino e personale, occorre un investimento di qualche milione di euro” ha detto Corsaro. “Consentire alla società di entrare nella compagine di una farmacia corrisponde ad una scelta di partenza, si può essere d’accordo o si può essere contrari, ma non è giocando sullo zero virgola più o lo zero virgola meno di quota di sottoscrizione di capitale che si limita la potestà di governo del capitale sull’esercizio di un’attività imprenditoriale. Perché” ha concluso il deputato di Direzione Italia “di fronte a investimenti di diversi milioni di euro, basta che si consenta a un socio non professionista di entrare nella compagine, quello può anche entrare con l’1 per cento, ma se poi tutti i quattrini che servono li mette lui e vengono classificati come debito della farmacia nei confronti del socio di capitale, quello diventa in sostanza, comunque, il padrone delle ferriere e determina lo svolgimento e lo stravolgimento delle modalità del servizio, non necessariamente a beneficio dell’utente”.
“Allora, perché siamo andati a inventare le parafarmacie e non abbiamo, in quel momento, affrontato a fondo il problema con una visione globale, creando un problema invece che dando una soluzione?” ha domandato Lenzi. “Perché dentro i numeri delle parafarmacie, il numero di coloro che non sono titolari di farmacie, ma sono farmacisti, è piccolissimo, una percentuale ridotta. Su questo tema noi abbiamo l’obbligo morale di intervenire. Lo abbiamo fatto due anni fa con la strada del concorso aperto a loro, perché potessero acquisire la titolarità di una farmacia, concorso che è quasi alla fine anche nelle regioni italiane, dove, al solito, ci sono stati ricorsi e controricorsi, e lo dobbiamo ancora fare e ci proponiamo di fare all’interno degli altri provvedimenti che ho citato (ddl Lorenzin e legge comunitaria, NdR), sempre con l’obiettivo di garantire a questo gruppo l’uscita da questa situazione – che non è né bianca, né nera, ma grigia – di gestione delle parafarmacie”. Q
“Allora, io mi associo alle considerazioni che faceva l’onorevole Bersani sull’importanza di garantire farmaci a un prezzo più accettabile per le famiglie” ha concluso Galgano “e vorrei dire alla collega Lenzi che il problema non sono solo i farmaci, purtroppo, da 70 mila euro, ma anche i farmaci che costano molto meno, che le famiglie si devono comprare in farmacia e si devono pagare da sole, nel momento in cui glieli prescrive il medico”.
Giulia Grillo del M5S ha voluto ricordare che, anche se molti l’hanno dimenticato, la proposta della liberalizzazione dei farmaci di fascia C nel ddl Concorrenza nasceva da una proposta dell’alloratitolare del MISE Federica Guidi, non dal MoVimento 5 Stelle, o la Galgano o qualcun altro. “Poi, all’interno del Consiglio dei ministri con l’attuale ministra Lorenzin, evidentemente in un braccio di ferro, vinse la ministra scegliendo la soluzione della società di capitali che era peggiore, eventualmente, che affrontare un tema così complesso – su questo siamo d’accordo – con un emendamento buttato lì che certamente non risolve i problemi” ha affermato la parlamentare pentastellata.
Anche Davide Zoggia (Articolo 1) è tornato sul tema delle parafarmacie, nate con le lenzuolate di Bersani nel 2006: “I dieci anni passati dall’avvio del processo di liberalizzazione avrebbero potuto essere utilizzati per avvicinarci gradualmente ad una situazione in cui ogni laureato in farmacia potesse aprire la sua farmacia, come fanno altri professionisti del settore medico; d’altronde, nessuno vieta ad un dentista, convenzionato o meno, di aprire il suo studio. Perché nel disegno di legge sulla concorrenza non c’è la libera vendita dei farmaci di fascia C? Perché di fronte alla protezione del settore si consente l’ingresso delle società di capitali?” ha detto Zoggia, annunciando il voto contrario del suo gruppo a una legge che “è una classica liberalizzazione al contrario: si rischia di creare degli oligopoli con effetti negativi per i consumatori, in quanto nei mercati chiusi i prezzi tendono a crescere. Il futuro delle farmacie dovrà necessariamente essere più ampio di quello attuale, potendosi anche occupare di servizi utili per i cittadini, essendo un presidio diffuso sul territorio. Insomma, stiamo facendo il contrario di quello che andrebbe fatto: si liberalizza il capitale, non la vendita dei farmaci. Così non va bene, è un cambio di direzione che ci preoccupa tantissimo”.
Critico anche Raffaello Vignali (Ap), in particolare su un approccio di liberalizzazione del mercato che, alla fine, tocca solo le piccole imprese: ” Non ci si venga invece a dire che il problema è liberalizzare i benzinai, i farmacisti, i carrozzieri, i taxisti, gli NCC. Io capisco che, per la cultura di qualcuno in quest’Aula, questi siano visti come dei rapaci rentier” ha affermato Vignali “ma sono dei poveri cristi, dei piccolissimi imprenditori, che rischiano in proprio del proprio e che spesso fanno fatica anche arrivare alla fine del mese”.
“Detto questo, però, questo testo contiene anche numerosi aspetti positivi” ha detto il deputato di Ap, annunciando il voto favorevole del suo gruppo ed esplicitando una preoccupazione sul futuro del provvedimento che, probabilmente, non è soltanto la sua. “Ripeto: non è perfetto, ma noi ritenevamo e riteniamo che andasse chiuso definitivamente qui alla Camera. Le quattro modifiche volute dal Pd, più quella ottenuta ieri dai Cinquestelle, secondo noi rischiano di far morire definitivamente questo disegno di legge al Senato, dove è stato diciotto mesi”.