17 LUG – Dopo l’incontro di venerdì scorso a palazzo Chigi, le associazioni dei farmacisti, pur rimanendo uniti nel ritenere necessarie alcune modifiche al decreto sulla competitività, hanno deciso di dividersi sul versante delle proteste: Assofarm non intraprenderà alcuna forma di protesta che porti alla chiusura delle farmacie il 19 luglio prossimo, mentre Federfarma ha confermato che terrà le saracinesche abbassate.
L’incontro con i rappresentanti del Governo, infatti, non ha prodotto i cambiamenti auspicati dalle organizzazioni di farmacista. Lo stesso capo del Governo, Romano Prodi, aveva ribadito nei giorni scorsi l’intangibilità dell’impianto del decreto, anche se con la possibilità a rivederne in sede tecnica alcuni profili.
Proprio in questo spiraglio si è inserita la Federazione degli Ordini, con il vicepresidente Andrea Mandelli e il segretario Maurizio Pace, che hanno sostenuto con forza la necessità di tutelare la pubblica salute dai possibili rischi del prevedibile aumento del ricorso al farmaco prodotto dalla liberalizzazione del mercato. Per Mandelli, la soluzione è quella di elaborare una lista dei prodotti che, per il loro profilo di sicurezza e opportunamente confezionati in quantità ridotte e con estrema attenzione ai dosaggi, possano essere venduti anche al di fuori delle farmacie.
Altra richiesta forte avanzata dalla Federazione degli Ordini è una revisione delle norme che consentirebbero l’apertura del mercato della distribuzione del farmaco al capitale e alla possibilità di creare catene. “Il rischio è che interessi economici forti, e capitali magari non sempre trasparenti, cannibalizzino il settore – ha sostenuto Mandelli – piegandolo a logiche mercantili e commerciali e riducendo ai minimi termini la componente professionale che, invece, costituisce una garanzia di servizio e di salute per i cittadini”.
I rappresentanti della federazione professionale hanno anche sottolineato la necessità di riformulare la norma sull’ereditarietà delle farmacie, e in particolare la durata del periodo che permette agli eredi di alienare la farmacia, drasticamente ridotto a un solo anno, chiedendo che la finestra di tempo venga portata almeno a tre anni.
Infine, Mandelli e Pace hanno voluto toccare anche il problema dell’occupazione, il cui rilancio è uno degli obiettivi del decreto Bersani. “I dati di Almalaurea e della Fondazione Agnelli concordano nell’illustrare come quello occupazionale non sia un problema del nostro settore – ha precisato Mandelli – ma al di là di questo, da rappresentanti della professione ci piacerebbe che l’apertura di nuove e più ampie prospettive professionali fosse legata a un’ulteriore sviluppo delle farmacie intese come presidi di salute, e non in corner o esercizi di vario tipo che commercializzano farmaci”.
I rappresentanti del Governo hanno dichiarato che l’Esecutivo presenterà i suoi emendamenti al decreto tra lunedì e martedì e, tra questi, valuterà anche le proposte venute dai farmacisti, precisando però che la parola finale spetterà, in ogni caso, al Parlamento.
Pur manifestando “seria preoccupazione per gli effetti che il Decreto Legge produrrà”, l’Assemblea generale delle farmacie comunali aderenti ad Assofarm ha deciso di non intraprendere alcuna forma di protesta che porti alla chiusura delle farmacie e all’interruzione del servizio a favore dei cittadini. “Le farmacie comunali – ha dichiarato l’assemblea – rimarranno aperte su tutto il territorio nazionale e si impegneranno al massimo per alleviare i disagi dei cittadini”.
Al contrario, mercoledì prossimo Federfarma terrà le saracinesche delle farmacie abbassate per manifestarre contro il decreto e la politica del Gover
L’incontro con i rappresentanti del Governo, infatti, non ha prodotto i cambiamenti auspicati dalle organizzazioni di farmacista. Lo stesso capo del Governo, Romano Prodi, aveva ribadito nei giorni scorsi l’intangibilità dell’impianto del decreto, anche se con la possibilità a rivederne in sede tecnica alcuni profili.
Proprio in questo spiraglio si è inserita la Federazione degli Ordini, con il vicepresidente Andrea Mandelli e il segretario Maurizio Pace, che hanno sostenuto con forza la necessità di tutelare la pubblica salute dai possibili rischi del prevedibile aumento del ricorso al farmaco prodotto dalla liberalizzazione del mercato. Per Mandelli, la soluzione è quella di elaborare una lista dei prodotti che, per il loro profilo di sicurezza e opportunamente confezionati in quantità ridotte e con estrema attenzione ai dosaggi, possano essere venduti anche al di fuori delle farmacie.
Altra richiesta forte avanzata dalla Federazione degli Ordini è una revisione delle norme che consentirebbero l’apertura del mercato della distribuzione del farmaco al capitale e alla possibilità di creare catene. “Il rischio è che interessi economici forti, e capitali magari non sempre trasparenti, cannibalizzino il settore – ha sostenuto Mandelli – piegandolo a logiche mercantili e commerciali e riducendo ai minimi termini la componente professionale che, invece, costituisce una garanzia di servizio e di salute per i cittadini”.
I rappresentanti della federazione professionale hanno anche sottolineato la necessità di riformulare la norma sull’ereditarietà delle farmacie, e in particolare la durata del periodo che permette agli eredi di alienare la farmacia, drasticamente ridotto a un solo anno, chiedendo che la finestra di tempo venga portata almeno a tre anni.
Infine, Mandelli e Pace hanno voluto toccare anche il problema dell’occupazione, il cui rilancio è uno degli obiettivi del decreto Bersani. “I dati di Almalaurea e della Fondazione Agnelli concordano nell’illustrare come quello occupazionale non sia un problema del nostro settore – ha precisato Mandelli – ma al di là di questo, da rappresentanti della professione ci piacerebbe che l’apertura di nuove e più ampie prospettive professionali fosse legata a un’ulteriore sviluppo delle farmacie intese come presidi di salute, e non in corner o esercizi di vario tipo che commercializzano farmaci”.
I rappresentanti del Governo hanno dichiarato che l’Esecutivo presenterà i suoi emendamenti al decreto tra lunedì e martedì e, tra questi, valuterà anche le proposte venute dai farmacisti, precisando però che la parola finale spetterà, in ogni caso, al Parlamento.
Pur manifestando “seria preoccupazione per gli effetti che il Decreto Legge produrrà”, l’Assemblea generale delle farmacie comunali aderenti ad Assofarm ha deciso di non intraprendere alcuna forma di protesta che porti alla chiusura delle farmacie e all’interruzione del servizio a favore dei cittadini. “Le farmacie comunali – ha dichiarato l’assemblea – rimarranno aperte su tutto il territorio nazionale e si impegneranno al massimo per alleviare i disagi dei cittadini”.
Al contrario, mercoledì prossimo Federfarma terrà le saracinesche delle farmacie abbassate per manifestarre contro il decreto e la politica del Gover