Si è tenuto ieri a Campoverde di Aprilia (Lt), un convegno nella sede AbbVie Italia, dal titolo ‘Il valore dell’innovazione per una crescita sostenibile’.
Nel corso dell’incontro è intervenuto Giuseppe Venturelli, Managing Director di Doxa Pharma. Nel suo intervento ha dichiarato che gli investimenti da parte delle imprese del farmaco per gli studi clinici superano i 700 milioni di euro all’anno, il più alto contributo al sistema nazionale di ricerca. E questo è uno dei motivi che ha fatto aumentare la reputazione del settore fra gli italiani
“Nel 2018 la reputazione dell’industria farmaceutica ha superato la media Italia (72,7), classificandosi a 73,5. Un aumento costante registrato negli ultimi 3 anni”, ha sottolineato Venturelli. La filiera della salute – è stato ricordato – rappresenta la terza industria del Paese e incide per il 10,7% sul Pil.
La ricerca Doxa Pharma è però in contrasto con il dato Censis del luglio scorso.
Il tema del profitto influisce sulla reputazione anche quando “si accusano le aziende che sia questa a motivare lo scarso interesse all’impegno a favore di cure per malattie rare che possono essere poco remunerative”. C’è poi l’aspetto del potere: “Alle aziende farmaceutiche viene attribuito una sorta di potere di vita e di morte, poiché da scelte aziendali, che non sono di fatto condizionate, neanche dagli Stati, possono dipendere la guarigione per certe malattie e l’assenza di soluzioni per altre. Alcuni commentatori richiamano per queste aziende il tema dello strapotere delle multinazionali”. Strettamente connessa alla questione del profitto è quella dei prezzi dei farmaci, considerati da una parte dell’opinione pubblica “eccessivamente ed ingiustificatamente elevati”.
Un’alleanza tra industria e società. Secondo il Censis la strada che porta alla conquista di una maggiore fiducia è ancora lunga. Ma la direzione è obbligata: le sfide scientifiche di oggi e domani (con terapie “rivoluzionarie” ad alto costo) richiedono una visione comune a industria e società. E quindi la costruzione di “alleanze” con tutti gli attori del sistema, a partire delle partnership publico-private. Tutte queste sfide si possono affrontare solo ripensando il modello del sistema-salute e rivedendo i metodi di governance sanitaria, altrimenti non sarà possibile erogare le cure, non solo per i costi ad esse associati, ma anche per l’assenza di un sistema in grado di erogarle in maniera funzionale”, commentava Nello Martini, direttore della Fondazione Ricerca e Salute.
A lato la classifica del 2018
Quale sarà la verità? Se fosse marketing si potrebbe dire realtà soggettiva.
Notizie correlate: Censis. Immagine e reputazione delle aziende farmaceutiche (Rapporto finale)
Ricerca e sviluppo: l’Italia spende solo l’1,35% del Pil, fanalino di coda dell’Unione