di Ivan Cavicchi | 8 maggio 2013 |
Una delle idee sulla quale ho lavorato molto in questi anni riguarda la trasformazione profonda della figura classica di “paziente”. Non si tratta di un semplice mutamento culturale, cioè di qualcuno che è più informato perché consulta e- health prima di andare dal dottore, ma di qualcosa di più complesso e di più profondo e che sintetizza tanti cambiamenti. A partire dal secondo Dopoguerra ha preso forma una domanda nuova di salute, una diversa concezione della tutela, l’affermarsi dei diritti, una concezione ontologica nuova di persona, l’emancipazione del malato dai suoi storici assoggettamenti anche scientifici, e infine a seguire una serie importante di leggi di riforma.
Ho riassunto la trasformazione del “paziente” con la parola “esigente” anche per esprimere la famosa post modernità, cioè una società di persone che ripensa le certezze del passato, i propri paradigmi, le proprie verità, le proprie consuetudini, non tanto per smentirle ma per ricontestualizzarle nel cambiamento. L’esigente è un cittadino che reinterpreta la medicina di cui si avvale. Nulla di più.