Sorrentino (Cgil) a RadioArticolo1: la campagna della Cgil contro il decreto semplificazioni va avanti, la settimana prossima le audizioni in Parlamento. “Presenteremo una riformulazione che conferma lo Statuto”
Grazie al decreto – spiega la dirigente Cgil – “le imprese potranno utilizzare i dati del lavoratore, immagazzinati attraverso gli strumenti che il lavoratore utilizza per la sua attività professionale, senza accordo sindacale. Questo, oltre a essere in contrasto con una serie di norme, di regolamentazioni e anche di raccomandazioni europee, è anche in contrasto con la filosofia con la quale il garante della privacy si è più volte esercitato: dalle linee guida del 2007 alle ultime disposizioni, fino ai tanti codici deontologici sull’utilizzo e sul trattamento dei dati”.
Per la Cgil “lo strumento che rimane cardine è quello dell’accordo sindacale, perché in quel caso si possono bilanciare le esigenze. Facciamo un esempio. Per licenziarti, per demansionarti, per cambiarti postazione, per spostarti da una sede fisica a un’altra sede fisica: questi elementi di garanzia e di protezione minima per il lavoratore vanno disciplinati e il soggetto che può farlo meglio, perché più prossimo al luogo di lavoro, è ovviamente il rappresentante sindacale aziendale o la Rsu, dove riusciamo a eleggerli. E poi il controllo della direzione territoriale del lavoro e del ministero sull’effettività del livello di protezione delle lavoratrici e dei lavoratori. Questi sono gli elementi sui quali chiederemo alle commissioni competenti di modificare l’articolo 23”.
In quei luoghi di lavoro dove il sindacato non riesce a arrivare si profila una situazione complessa, per i dipendenti, ma secondo il segretario confederale Cgil, con le opportune modifiche all’articolo 23 del decreto
“la norma può evolversi in un senso anche di maggiore protezione del lavoratore. Intanto obbligando le aziende, in assenza anche di accordo sindacale, a depositare l’accordo presso la direzione territoriale del lavoro, perché a quel punto il ministero diventa sempre il soggetto che può controllare anche dove non esiste il sindacato. Inoltre, dove non c’è il sindacato in azienda può intervenire il sindacato maggiormente rappresentativo sul livello nazionale per quel territorio, nel senso che ci sono strumenti di protezione”.
Alla domanda su cosa c’entri il controllo a distanza con l’innovazione, la semplificazione e la creazione di nuova occupazione che, in teoria, in pura teoria, dovevano essere l’obiettivo finale del Jobs Act, Sorrentino risponde senza troppi dubbi: “E’ coerente con l’impostazione generale del Jobs Act, che mette a disposizione dell’impresa in maniera unilaterale una serie di strumenti che la agevolano rispetto alla gestione dei rapporti di lavoro”.