Coniugare la tutela dei dati sanitari dei pazienti con l’esigenza di agevolare le modalità di consegna delle ricette. È questo l’obiettivo che aveva in mente il Garante della privacy
Martedì, 18 Novembre 2014 – Farmacista33
Coniugare la tutela dei dati sanitari dei pazienti con l’esigenza di agevolare le modalità di consegna delle ricette. È questo l’obiettivo che aveva in mente il Garante della privacy nella lettera inviata alla Fimmg, il principale sindacato della medicina generale e al rispettivo Ordine, sulle «indicazioni circa le modalità con le quali i medici possono consegnare prescrizioni e certificati all’interessato o ad altri soggetti dallo stesso delegati».
Per questo, nello scrivere, in una nota, che «le ricette mediche possono essere lasciate presso le farmacie e gli studi medici per il ritiro da parte dei pazienti, purché siano messe in busta chiusa» non va letto «un via libera contrario al codice deontologico che prevede il divieto di accaparramento e alla normativa».
Il chiarimento arriva da Stefano Carlo Ribolzi, avvocato esperto in diritto farmaceutico di Milano a cui abbiamo sollevato il problema: «Il commentario al quesito del garante della Privacy» spiega l’avvocato, «sulle indicazioni circa le modalità con le quali i medici possono consegnare prescrizioni e certificati, appare fuorviante nel punto in cui sembra sottendere una possibilità che dall’ambulatorio medico ricette possano essere trasmesse a una farmacia specifica, purché siano in busta chiusa. Restano vigenti in realtà le previsioni deontologiche e normative secondo cui non è possibile eludere la libertà di scelta del paziente e il divieto di accaparramento delle ricette, che vanno rispettate».
Quanto si scrive nella nota «non è quindi un via libera alla trasmissibilità delle ricette in farmacia da parte dell’ambulatorio medico». Il messaggio del Garante è in realtà «destinato ai medici e si concentra sul problema della conservazione dei dati sensibili, sulle modalità di consegna delle ricette al paziente quando il rilascio non avviene de visu».
Va detto che se nella nota disponibile sul sito del Garante si legge appunto che «le ricette mediche possono essere lasciate presso le farmacie e gli studi medici per il ritiro da parte dei pazienti, purché siano messe in busta chiuse», nella lettera vera e propria, indirizzata alla Fimmg, il messaggio è che «prescrizioni e certificati medici ben possono essere ritirati anche da persone diverse dai diretti interessati, purché in base a una delega scritta da parte del paziente e mediante la consegna degli stessi in busta chiusa. Qualora, pertanto, il paziente lo richieda, il medico potrà consegnare la ricetta al farmacista o ad altro soggetto appositamente delegato, purché in busta chiusa».
Un messaggio comunque su cui è bene chiarire che «codice e normativa rimangono» e in particolare deve rimanere «inteso il principio secondo cui il paziente possa scegliere di andare nella farmacia che preferisce».
Francesca Giani
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