Nei giorni scorsi il ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza, e l’Agenzia italiana del farmaco hanno presentato ricorso alConsiglio di Statocontro l’ordinanza con la quale il Tar del Lazio, il 4 marzo scorso, aveva stabilito che i medici nel trattamento dei pazienti positivi al coronavirus potessero «prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza» senza necessariamente attenersi ai protocolli Aifa che prevedono che le cure domiciliari si basino sulla somministrazione di paracetamolo e vigile attesa.
Ebbene, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello del Ministero della Salute e di Aifa, relativamente alla sospensione dell’efficacia del provvedimento del Tar, sulla somministrazione del paracetamolo (tachipirina) e sull’osservanza della “vigile attesa”, nel trattamento domiciliare del Covid. Viene così ribaltata la sentenza dello scorso marzo del Tar che bocciò la nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco dello scorso 9 dicembre, contenente i “principi di gestione dei casi di Covid-19 nel setting domiciliare”, nella parte in cui nei primi giorni di malattia da SARS-CoV-2 prevede unicamente una “vigile attesa” e somministrazione di fans e paracetamolo e nella parte in cui pone indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci.
L’Ordinanza per fortuna parla anche di “scienza e coscienza”, quindi si vede che giuridicamente è stata annullata la sospensiva perché quella nota non cambia nulla, un medico infatti deve sempre agire in scienza e coscienza ed usare la terapia ritenuta più opportuna.