Il presidente Scaccabarozzi chiede un "patto triennale di stabilità per il settore" e che "le regole non cambino ogni 2 mesi". Nella terza tappa di "Produzione di valore" è stata anche sottolineata la crescita del settore. Non mancano però i segnali negativi: in calo occupazione e investimenti.
22 GIU – "La nostra ricetta è semplice e a costo zero: non vogliamo non chiediamo agevolazioni o incentivi, ma un patto triennale di stabilià e regole certe che non cambino ogni due mesi". Questa la richiesta di Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, a Parma per partecipare alla terza tappa di "Produzione di valore" ospitata dalla Chiesi di Parma. Scaccabarozzi ha sottolineato la crescita costante di un settore "che produce salute", forte anche all’estero: "Esportiamo il 67% di quello che produciamo".
Dall’incontro è emerso come la farmaceutica sia il settore in Italia con la più alta propensione alla Ricerca e all’Innovazione:investe ogni anno 1,2 miliardi di euro in Ricerca e Sviluppo, ovvero il 12% degli investimenti totali dell’industria manifatturiera ed è il settore con la più alta quota di imprese che svolgono attività innovativa (81%), dato per il quale l’Italia è seconda in Europa solo alla Germania.
L’innovazione, però, è stato ricordato, deriva da un processo lungo e costoso. Per mettere in commercio un nuovo medicinale sono necessari 10-15 anni di studi e ricerche, oltre 1 miliardo di euro di investimenti, ma solo una sostanza ogni 10 mila arriva sul mercato e solo 2 farmaci su 10 ammortizzano i costi. Il settore farmaceutico è risultato essere in salute ma ci sono anche segnali negativi: il trend dell’occupazione, in calo dal 2006 di 11.500 mila addetti e gli studi clinici, diminuiti in Italia del 23% in 3 anni, più che negli altri grandi Paesi europei mostrano la necessità di scelte urgenti per rendere piu’ attrattivo il Sistema Paese. E segnali negativi arrivano anche dagli investimenti, diminuiti nel 2012 per la prima volta in dieci anni; dai tempi per l’accesso all’innovazione che sono lunghi; dai pagamenti della P.A. in media di quasi 250 giorni, con punte di oltre 600, per un credito totale vantato dalle imprese di 4 miliardi.