La Filctem – la Federazione che unisce i lavoratori chimici, tessili, energia e manifatture della Cgil – ritiene necessario un patto per la crescita e lo sviluppo. In vista del congresso (8-10 aprile a Perugia), un documento con sei idee per l’Italia
La Filctem – la Federazione che unisce i lavoratori chimici, tessili, dell’energia e delle manifatture della Cgil – ritiene necessario un patto per la crescita e lo sviluppo che nasca da un atto forte come la moratoria, per un periodo significativo, di licenziamenti e dismissioni come contributo alla stabilità del nostro paese, duramente colpito da una crisi economica e sociale senza precedenti. Sei in particolare le “idee per l’Italia” che la Filctem ha redatto in un documento in discussione nei congressi delle proprie strutture territoriali:
1. ENERGIA, LA TRANSIZIONE POSSIBILE
Il tema dell’energia è strategico per rilanciare e qualificare lo sviluppo del paese, sia in termini di “sostenibilità” che di “competitività”. Per la Filctem essenziale è la “fase di transizione” nella quale vanno governati i tempi del passaggio dal vecchio modello – prevalentemente incentrato sulle fonti fossili (petrolio, gas, carbone) – al nuovo, più incline all’efficienza e risparmio energetico, alle fonti rinnovabili. Questo passaggio va “governato” sia sotto il profilo economico ( costi eccessivi dell’energia sull’apparato produttivo, oltre il 30% in più che negli altri paesi europei nostri concorrenti) che sociale (la crisi del lavoro nel termoelettrico e nella raffinazione).
Cinque in particolare le riflessioni e le proposte della Filctem. La prima: raffinerie, rigassificatori, pipeline, reti cosiddette intelligenti (“smart grid”), trasporto e distribuzione, centrali elettriche – queste ultime peraltro le più moderne ed efficienti di Europa – sono il patrimonio del paese che va salvaguardato e non dismesso in questa fase di congiuntura negativa, per poterlo rilanciare nel futuro. La seconda: un obiettivo da raggiungere è la diminuzione dei costi dell’energia con un intervento sulle cause strutturali (alto costo del mix di fonti primarie, inefficienze del sistema, disfunzioni della rete) nonché la definizione di un nuovo sistema tariffario che riduca la componente fiscale e parafiscale delle bollette, tra cui gli oneri di sistema (fonti rinnovabili e assimilate, oneri nucleari, ecc.). Necessaria dunque la ridefinizione delle regole del mercato elettrico e in particolare la riforma dei meccanismi di funzionamento della Borsa elettrica affinchè l’elettricità prodotta a costi più bassi contribuisca alla riduzione dei prezzi finali. La terza: una attenta gestione della fase di transizione in corso per garantire autonomia e sicurezza energetica del paese, costi competitivi, valorizzando gli investimenti fatti e quelli necessari per ridurre i costi e la dipendenza energetica dall’estero (oggi attorno all’80%), salvaguardando e tutelando i livelli occupazionali per evitare la Waterloo del lavoro (oltre 5000 lavoratori a rischio nel termoelettrico, più di 6000 nella raffinazione). La quarta: investire una parte dei proventi d