Confusione AstraZeneca: 13 indicazioni diverse in soli sei mesi. Ce ne parla Emilio Fabio Torsello in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Positano News – 29 giugno 2021
«Mi è capitato di ascoltare il generale con il medagliere, il quale ci ha raccontato tranquillamente che su AstraZeneca hanno dato dieci comunicazioni diverse, come se lui fosse un turista svedese. Qualcuno glielo dovrebbe ricordare che il commissario al Covid è lui, quindi in questi casi o si dimette il commissario o il ministro della Salute, o preferibilmente si dimettono tutti e due e se ne vanno a casa, che sarebbe la cosa migliore. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, non le manda a dire al generale Francesco Paolo Figliuolo e al Ministro della Salute, Roberto Speranza.
Le conseguenze del fallimento del vaccino AstraZeneca, secondo De Luca, sono da imputare prima di tutto al governo, che non è stato capace di gestire una comunicazione spesso contraddittoria e lacunosa. «La comunicazione demenziale (sui vaccini, ndr) ha proseguito De Luca – ha determinato un rallentamento drammatico e una crisi di fiducia in milioni di cittadini. Poi ci sarà anche una componente di scarso spirito civico, di qualche componente di furbizia, tutto quello che si vuole, ma il punto di svolta è stato determinato da quella comunicazione».
LE COLPE. In realtà le colpe su come è stato comunicato il vaccino AstraZeneca non sono a senso unico e sono figlie anche delle decisioni prese dagli organi internazionali e nazionali di farmacovigilanza, l’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) in primis. A ogni decisione dell’Ema spesso nata per tranquillizzare un’opinione pubblica spaventata da quei rari casi di reazioni avverse al vaccino seguiva un corollario di dichiarazioni e decisioni che non potevano smentire il parere degli esperti europei: le agenzie nazionali si adeguavano, i ministri dichiaravano, i cittadini metabolizzavano le nuove direttive. Spesso di segno opposto rispetto alle precedenti.
Per rendersi conto di tutto questo basta partire dall’annuncio della Commissione europea del 14 agosto 2020: «La Commissione europea ha concluso oggi un accordo preliminare con la società farmaceutica AstraZeneca per l’acquisto di un potenziale vaccino contro la COVID-19». A fine gennaio 2021 giungeva poi l’approvazione dell’Ema che autorizzava il vaccino per tutte le persone tra i 18 e i 55 anni. E il nostro ministro della Salute, Roberto Speranza, interpellato si allineava agli Enti di farmacovigilanza: «dobbiamo stare molto attenti a quanto dirà Aifa (l’Agenzia italiana per il farmaco, ndr). Anche in altri Paesi europei le autorità nazionali hanno dato indicazioni piuttosto stringenti. Noi aspettiamo di vedere come intendono regolarsi i nostri tecnici». E il parere dell’Aifa arriva il 30 gennaio: «La Commissione tecnico scientifica ha suggerito un utilizzo preferenziale del vaccino AstraZeneca, in attesa di acquisire ulteriori dati, in soggetti tra i 18 e i 55 anni, per i quali sono disponibili evidenze maggiormente solide». A maggio sosterrà l’esatto contrario.
IN SICUREZZA A quel punto l’allora Commissario all’Emergenza Arcuri decideva di mettere in sicurezza le categorie più a rischio (forze dell’ordine e insegnanti in primis) utilizzando proprio AstraZeneca: si vaccinano con la prima dose diversi milioni di persone. Ai medici in corsia, invece, veniva somministrato il vaccino Pfizer/BionTech.
Tra febbraio e marzo, però, si segnalano i primi casi di trombosi dopo la somministrazione di AstraZeneca. E poco importa che si muoia molto di più per le controindicazioni dell’aspirina o del paracetamolo: l’attenzione sui vaccini è tale che appena esce la minima notizia, si scatena la psicosi. Risultato: a marzo diversi Paesi europei sospendono AstraZeneca e l’Ema e l’Aifa inseguono le paure degli europei. 15 marzo 2021: «L’Aifa ha deciso di estendere in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell’EMA, il divieto di utilizzo del vaccino AstraZeneca Covid-19 su tutto il territorio nazionale.
Tale decisione è stata assunta in linea con analoghi provvedimenti adottati da altri Paese europei». L’Ema riesamina nuovamente AstraZeneca e ne ribadisce la sicurezza. Il 7 aprile però sulla base delle indicazioni proprio dell’EMA, il Ministero della Salute invia una circolare: «ribadendo che il vaccino Vaxzevria (di AstraZeneca, Ndr) è approvato a partire dai 18 anni di età si rappresenta che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni».
L’esatto opposto di quanto sostenuto a fine gennaio. E il 15 aprile è ancora il ministro Speranza a sottolineare come sia «evidente che dobbiamo mantenere alta la vigilanza e l’attenzione ma le reazioni avverse (al vaccino, ndr) sono pochissime e concentrate per il 90% dei casi al di sotto dei 60 anni. In più i dati ci dicono che l’efficacia è massima nelle persone più anziane».
Un mese dopo il 26 maggio è ancora Aifa a dichiarare: «la sicurezza della somministrazione di Astrazeneca nei soggetti di età inferiore a 60 anni rimane un tema ancora aperto e sul quale vi sono margini di incertezza». A giugno l’Ema ribadisce la sicurezza del vaccino AstraZeneca per tutta la popolazione mentre l’11 giugno, dopo la morte di Camilla, una giovane diciottenne italiana, il generale Figliuolo decide di vietare l’uso del vaccino AstraZeneca negli under 60.
E i milioni di giovani cui era stata già somministrata la prima dose? Ancora un’ondata di confusione e incertezza. Per rispondere alla psicosi generale e dopo aver dubitato per settimane circa la fattibilità di un mix di vaccini, alcuni studi subito rilanciati dai media di tutto il mondo aprono la strada ad una prima dose con AstraZeneca e ad una seconda dose Pfizer. Viene chiamata vaccinazione eterologa. Ma questa è un’altra storia.