Come la rendita finanziaria e tecnologica soffoca l’economia. Sull’ultimo libro di Mariana Mazzucato
Riportiamo uno stralcio della recensione di Enrico Grazzini apparso su MicroMega del 1 luglio 2020. La parte che riportiamo riguarda il brevetto e il prezzo dei farmaci
L’ultimo libro di Mariana Mazzucato “Il valore di tutto. Chi lo produce e chi lo sottrae nell’economia globale”[1] è una documentata critica scientifica nei confronti della rendita finanziaria che pesa sull’economia, della rendita legata ai brevetti e ai monopoli tecnologici, e delle politiche di austerità che soffocano l’attività pubblica. Rendita finanziaria, rendita degli oligopoli tecnologici e politiche di austerità, secondo la Mazzucato, succhiano valore, frenano l’economia, impediscono allo stato di promuovere ambiziose politiche di progresso e di innovazione, e inibiscono lo sviluppo dell’economia e del benessere sociale
“I brevetti e strumenti simili, quali i diritti di autore e i marchi, si sono trasformati da mezzi per stimolare l’innovazione a mezzi per bloccarla” scrive la Mazzucato. I problemi riguardano quattro maggiori aree cioè 1) che cosa viene brevettato 2) la lunghezza della protezione dei brevetti 3) la facilità con cui brevetti possono essere ottenuti anche per invenzioni banali 4) le ragioni per cercare la protezione dei brevetti.
I brevetti su progetti nuovi e originali, suscettibili di applicazioni industriali, vengono concessi con un doppio obiettivo: il primo è di incoraggiare le invenzioni concedendo agli inventori un diritto di monopolio limitato nel tempo sulle loro scoperte, in modo che i loro sforzi siano premiati sul piano economico e che le loro idee non vengano “rubate” e sfruttate indebitamente. Il secondo è che dopo la scadenza del brevetto l’invenzione possa diffondersi rapidamente nell’economia e quindi fertilizzare tutte le attività economiche. Il compromesso e il bilanciamento tra i due obiettivi è difficile ma il secondo obiettivo, quello di diffondere le conoscenze e le tecnologie, dovrebbe sempre prevalere sul primo.
Il problema invece è che il monopolio garantito per legge ai privati è troppo forte e tende a rafforzare i privilegi delle grandi società a scapito dei nuovi entranti e della diffusione delle conoscenze e delle tecnologie. La logica del profitto di pochi oligopoli prevale su quella dello sviluppo economico e dell’innovazione. Le grandi aziende, per esempio, comprano cluster di brevetti in modo da aumentare le barriere all’entrata nei nuovi mercati e bloccare i nuovi entranti.
Oggi l’accordo sui brevetti è diventato sbilanciato al punto che il sistema dei brevetti non aiuta più l’economia dell’innovazione ma ostacola i cambiamenti”. Le società che dominano la rete e che, grazie ai brevetti e alle economie di rete, fanno enormi profitti – come Amazon, Apple, Facebook, Google – non esisterebbero se Internet non fosse stata inventata e finanziata in ambito pubblico, come del resto tutta la microelettronica. Senza l’attività e i finanziamenti del National Institutes of Health (NIH), l’agenzia americana per la ricerca medica, molti importanti medicine non sarebbero state realizzate. Però poi i profitti legati all’attività pubblica collettiva (al general intellect) vengono privatizzati dai colossi dell’industria farmaceutica.
I prezzi dei farmaci non rispecchiano il loro valore
Secondo Mazzucato l’attuale sistema dei brevetti è particolarmente dannoso nel settore dei prodotti farmaceutici. “In un settore ad alta intensità di brevetti come quello farmaceutico una più alta protezione dei brevetti non ha portato un aumento dell’innovazione in effetti è successo l’opposto: abbiamo più medicine con scarso o nullo valore terapeutico”.
Mazzucato dimostra che i prezzi dei prodotti farmaceutici spesso non rispecchiano il loro valore effettivo, ma piuttosto il potere di monopolio delle grandi società. La domanda dei farmaci è generalmente anelastica, cioè indipendente dal prezzo – dal momento che tutti sono disposti a pagare qualsiasi prezzo per salvarsi la vita – e quindi i prezzi sono completamente sganciati dal valore effettivo dei prodotti.
I prezzi dei nuovi farmaci in generale non riflettono il costo per la ricerca e sviluppo o il costo di produzione ma rappresentano una fonte di rendita per le società farmaceutiche. I cittadini pagano così due volte i prodotti farmaceutici: prima per la ricerca come contribuenti, e poi, come clienti delle società oligopoliste.
[1] Il valore di tutto. Chi lo produce e chi lo sottrae nell’economia globale, Laterza, Roma-Bari 2018,
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