A evidenziarlo è il sito dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Negli Usa, infatti, il dibattito attualmente si concentra sulle strategie per ridurre il costo dei medicinali (di gran lunga più alti rispetto ai Paesi europei), senza minare la possibilità di premiarne il grado di innovazione e dunque inibirne l’eventuale sviluppo futuro. L’autore dell’articolo riflette innanzi tutto sul concetto stesso di innovazione: non tutti i farmaci apportano benefici decisamente considerevoli; molti infatti ne procurano di marginali, ma a costi – negli Usa – davvero elevati.
La soluzione potrebbe essere quella di adottare il sistema del ‘prezzo di riferimento’ – propone e spiega l’esperto di economia sanitaria – applicato a raggruppamenti di farmaci terapeuticamente assimilabili. Approccio adottato in Italia, così come in Germania e in Spagna, che consente una riduzione media del costo dei medicinali tra il 7 e il 24%. I farmaci vengono raggruppati in classi che presentano effetti terapeutici simili: tutti quelli a base di ibuprofene, ad esempio, appartengono alla stessa classe, nella quale rientrano anche altri farmaci antinfiammatori non steroidei, laddove terapeuticamente assimilabili. Nella proposta dell’economista statunitense le compagnie assicurative potrebbero individuare un prezzo di rimborso di riferimento per ciascuna classe di farmaci e, se le aziende fissassero un prezzo superiore, l’eventuale differenza di quanto non rimborsato dalle polizze sanitarie sarebbe a carico del paziente.
In Italia il prezzo di riferimento viene stabilito in base a quello più basso per ciascuna classe di farmaci; in Germania è impostato su una media fra tutti i medicinali della stessa classe; mentre in Spagna viene individuato sempre facendo una media, ma tra i prodotti con i prezzi più bassi che costituiscono almeno il 20% del mercato della classe dei farmaci in questione. Il principio del prezzo di riferimento premia il valore del rapporto costo/efficacia positivo di quei farmaci che costituiscono davvero una risposta innovativa. Il tema è quindi tutto incentrato sulla corretta definizione di innovatività terapeutica che va misurata in termini di effettiva salute prodotta.
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3 novembre 2015 – PharmaKronos
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