La Food and Drug Administration: “Servono controlli più severi se vogliamo migliorare la qualità e la sicurezza di generi alimentari e di farmaci”. Necessarie maggiori ispezioni, test casuali e visite “non annunciate”.
L’autorità incaricata di controllare la sicurezza dei generi alimentari è impegnata a controllare una serie di scandali di alto profilo che nel corso degli anni hanno sconvolto il Paese. Si va da prodotti a base di carne d’asino contaminati con la volpe, metalli pesanti in alimenti per l’infanzia e carne scaduta venduta a catene di fast-food.
Dopo un incontro con i vertici nazionali a Pechino, il regolatore scrive sul proprio sito internet: “Dobbiamo riconoscere con sobrietà che le attuali fondamenta su cui si basa la produzione di cibo cinese e la sicurezza dei farmaci sono ancora deboli, con rischi nuovi e vecchi che insieme stanno creando una situazione terribile”.
La Cina “aumenterà la regolamentazione attiva” per evitare nuovi problemi, ha continuato l’Amministrazione, con un numero più ampio di ispezioni in loco, test casuali e visite senza preavviso. Al momento, ha concluso, “la qualità del personale, le strutture giuridiche, i metodi di gestione e gli aspetti tecnologici sono tutti insufficienti”.
La Cina è nota per il gran numero di scandali legati alla produzione industriale di massa. In pratica ogni settore relativo alla vendita al pubblico – da quello alimentare a quello farmaceutico – è stato colpito negli anni scorsi da crimini legati alla composizione e all’uso delle materie prime. I casi più noti restano quello del latte in polvere alla melamina, che ha causato la morte di almeno 6 neonati e circa 300mila malati gravi; quello dei gamberetti alla colla; quello del dentifricio avvelenato. Non si salva neanche Taiwan, sempre più collegata all’economia della Cina continentale.
N.B.: Nella foto a sinistra: scarafaggi per uso alimentare, sotto Ratti alla Pechinese
Notizia correlata: Cina, maxi-sanzioni a chi inquina. l’Alta Corte popolare della provincia di Jiangsu ha giudicato colpevoli cinque gruppi chimici e una società farmaceutica per avere riversato 25mila tonnellate di rifiuti tossici acidi in due corsi d’acqua situati in prossimità dei propri stabilimenti.