Si parla sempre di un’industria che produce, ma non è collegata all’innovazione e alla ricerca. Nelle imprese biotech la nostra regione non e’ all’avanguardia per nascita e crescita di queste aziende. Nelle esportazioni, i farmaci fanno la parte del leone ma sono farmaci di sintesi chimica non biologici, che invece importiamo
19 novembre 2015 – rassegna sindacale.it
Inoltre, “nonostante si dica sia aumentato il numero delle imprese registrate nel Lazio, per quanto riguarda le imprese biotech la nostra regione non e’ all’avanguardia per
“La nostra regione è una grande esportatrice, ma esportiamo comunque intorno al 5% del Pil nazionale. Troppo poco per una regione come in Lazio. In queste esportazioni, i farmaci fanno la parte del leone ma sono farmaci di sintesi chimica non biologici, che invece importiamo”. ”Sono quindici anni che sentiamo parlare di riforme – dice ancora Di Berardino , “credo che serva una riforma capace di porsi il problema di quale tipo di incentivi offrire al settore, incentivi capaci di sostenere la ricerca,la formazione, le imprese innovative. Pur dentro a una congerie di provvedimenti, siamo in assenza di una politica industriale chiara. Dovremmo fare in modo che i fondi europei vengano spesi e indirizzati in questo settore. E’ questa è una sfida per la Regione Lazio. Credo che l’iniziativa di oggi avra’ un senso se porterà a un lavoro congiunto con le parti datoriali e le istituzioni per conseguire questo tipo di risultati, nel solco del patto per lo sviluppo e l’occupazione firmato dal sindacato con la Regione Lazio”.
Lazio: Filctem, Regione promuova convention su bioscienze
19 novembre 2015 – rassegna sindacale
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“Anche se il chimico-farmaceutico rimane uno dei principali settori produttivi del Lazio – prosegue – i dati in diminuzione del 2014 fanno sorgere non poche preoccupazioni sulla capacità delle imprese del settore di far fronte ai possibili scenari futuri. Le case farmaceutiche che trainano l’intero settore dovranno infatti affrontare le conseguenze della scadenza brevettuale di importanti prodotti e la naturale perdita economica a favore dei produttori di farmaci generici. Inoltre, la crisi economica e finanziaria, che non impatta direttamente sulla domanda di farmaci, ha accentuato le iniziative di contenimento dei costi da parte dei governi e delle amministrazioni locali attraverso un maggior controllo dei prezzi e dei rimborsi”.
“Il Lazio – aggiunge – ha il suo punto di forza nella produzione di farmaci di sintesi chimica (di cui è esportatore netto e crescente) e il suo punto di debolezza nella produzione dei farmaci biologici (dei quali è importatore netto e crescente). Questo posizionamento presenta rischi nel medio-lungo termine, perché la produzione dei farmaci di sintesi chimica è più esposta alla concorrenza di costo, in primis da parte dei paesi emergenti. Per questo riteniamo utile una convention regionale del settore delle Scienze della vita capace di definire una griglia di proposte operative e una cabina di regia analogamente a quello che avviene nei cluster europei. Il ruolo delle istituzioni pubbliche regionali dovrebbe concretizzarsi lungo quattro assi fondamentali: gli incentivi fiscali e i crediti di imposta su occupazione, ricerca e sviluppo; i programmi specifici di supporto e finanziamento allo sviluppo dei cluster per un più facile accesso a finanziamenti rischiosi, per aziende innovative e per attività innovative; un contesto normativo favorevole all’innovazione e alle reti di innovazione; l’utilizzazione dei cluster tecnologici come strumenti integrati di sviluppo del territorio; interventi per catalizzare le risorse e le competenze necessarie per realizzare progetti innovativi, spesso collocati lungo la frontiera tecnologica. Per quanto riguarda gli incentivi tipi fiscali e i crediti di imposta, ci chiediamo se sia possibile, ad esempio, strutturare un sistema regionale di incentivi fiscali e crediti di imposta a favore degli investimenti esteri dove si premi in modo progressivo le aziende che insediandosi nel Lazio o acquisendo e/o compartecipando aziende locali portino amenti occupazionali di alta professionalità , livelli di reddito più alti del reddito medio del Lazio, investimenti in laboratori di ricerca e sviluppo, accordi strutturati di fornitura con le PMI locali, accordi strutturati con il mondo della ricerca laziale. Si tratterebbe di inserire degli scalini di premialità capaci di evitare che le aziende abbiano tutte le stesse dimensioni di finanziamenti premiando quelle capaci di dare impulso innovativo all’intero territorio”.