Lo studio del Censis, avvalendosi del contributo di testimoni privilegiati istituzionali, del mondo accademico, della comunicazione e della società civile, si è posto l’obiettivo di analizzare i tratti essenziali della reputazione delle aziende farmaceutiche oggi in Italia, soffermandosi sugli elementi sociali e culturali che ne spiegano la diversa connotazione.
È emersa una immagine sociale polarizzata, confermata anche dai risultati di una indagine sulle opinioni degli italiani, in cui è ampiamente presente il riconoscimento del valore sociale delle aziende, che fatica però a diventare prevalente e rimane sullo sfondo di una percezione in cui prevalgono le valutazioni critiche.
Reputazione delle aziende farmaceutiche: la fiducia è ancora tutta da conquistare
Gli italiani si fidano dei medicinali, ma meno delle imprese che li producono. Uno studio del Censis fotografa l’ampio gap tra il valore economico-sociale dell’industria e la percezione dei cittadini
Aboutpharma by Redazione – 10 luglio 2019
È ancora ampio il divario tra il reale valore dell’industria farmaceutica e l’immagine di “Big Pharma” percepita dai cittadini. Se il 41% degli italiani riconosce il valore dei prodotti che “migliorano la salute”, oltre il 37% esprime una valutazione negativa, legata al prevalere della dimensione del profitto che porterebbe “a indurre consumi ingiustificati di farmaci”. È quanto emerge da un’indagine del Censis su un campione rappresentativo di 1.500 cittadini italiani. La ricerca è stata sostenuta da Eli Lilly ed stata presentata oggi a Sesto Fiorentino, dove si è celebrato il 60esimo anniversario dell’arrivo dell’azienda nel nostro Paese.
Un intervistato su cinque (21%) dice di non essere in grado di esprimere un giudizio perché “poco informato” sul tema., dato che sale al 29% fra coloro con un titolo di studio inferiore. Quando l’indagine passa a valutare il “peso dell’innovazione” le valutazione negative crescono. Il 45% incolpa le aziende per i prezzi elevati e la scarsa accessibilità ai nuovi farmaci e solo il 33% considera l’industria farmaceutica positiva grazie al ruolo di primo piano in ricerca e innovazione.
“Lucrare sulla salute”
“Emerge un’immagine sociale polarizzata, in cui è ampiamente presente il riconoscimento del valore sociale delle aziende, che fatica però a diventare prevalente e rimane sullo sfondo di una connotazione in cui prevalgono le dimensioni critiche”, spiega Ketty Vaccaro, responsabile dell’Area salute e welfare del Censis. “Il vulnus reputazione – continua l’esperta .- è di tipo culturale ed è legato al ‘lucrare sulla salute”, ma è anche motivato dalle carenze di comunicazione sul ruolo delle aziende nella lotta alle malattie e nella ricerca, i cui elementi distintivi rimangono sconosciuti ai più. Per questo – conclude – i molti suggerimenti per migliorare l’immagine sociale delle aziende puntano sulla promozione di nuove strategie di comunicazione da parte delle aziende, improntate sulla trasparenza e l’esplicitazione del loro ruolo nella promozione della salute collettiva”.
Alle radici del giudizio negativo
Secondo lo studio Censis, il profitto, spesso definito come eccessivo e soprattutto come fatto “sulle spalle dei malati”, è il tema centrale della connotazione negativa. È presente l’idea che “le aziende si impegnino anche ad indurre falsi bisogni di salute e a promuovere farmaci non utili e non necessari per rispondere ai loro fini di profitto, relegando ai margini la funzione di reale produzione di valore legata al farmaco davvero utile ed efficace”. Il tema del profitto influisce sulla reputazione anche quando “si accusano le aziende che sia questa a motivare lo scarso interesse all’impegno a favore di cure per malattie rare che possono essere poco remunerative”. C’è poi l’aspetto del potere: “Alle aziende farmaceutiche viene attribuito una sorta di potere di vita e di morte, poiché da scelte aziendali, che non sono di fatto condizionate, neanche dagli Stati, possono dipendere la guarigione per certe malattie e l’assenza di soluzioni per altre. Alcuni commentatori richiamano per queste aziende il tema dello strapotere delle multinazionali”. Strettamente connessa alla questione del profitto è quella dei prezzi dei farmaci, considerati da una parte dell’opinione pubblica “eccessivamente ed ingiustificatamente elevati”.
Un’alleanza tra industria e società
La strada che porta alla conquista di una maggiore fiducia è ancora lunga. Ma la direzione è obbligata: le sfide scientifiche di oggi e domani (con terapie “rivoluzionarie” ad alto costo) richiedono una visione comune a industria e società. E quindi la costruzione di “alleanze” con tutti gli attori del sistema, a partire delle partnership publico-private. Tutte queste sfide si possono affrontare solo ripensando il modello del sistema-salute e rivedendo i metodi di governance sanitaria, altrimenti non sarà possibile erogare le cure, non solo per i costi ad esse associati, ma anche per l’assenza di un sistema in grado di erogarle in maniera funzionale”, commenta Nello Martini, direttore della Fondazione Ricerca e Salute.
Consapevole della portate delle sfide che attendono il settore è anche Huzur Devletsah, ad e presidente di Lilly Italy Hub: “La sfida più grande è far sì che l’innovazione diventi una reale opportunità per migliorare la qualità della vita del maggior numero possibile di pazienti. Per far questo dobbiamo costruire insieme, noi dell’industria farmaceutica, i pazienti, le istituzioni, la classe medica, un sistema olistico centrato sul paziente: solo dalla sinergia tra tutti gli attori del sistema – Devletsah – potrà nascere un modello in grado di generare soluzioni di valore per il bene comune”. Una sinergia senza pregiudizi.
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