MILANO Un’unanime soddisfazione. I presidenti di Federchimica e Farmindustria commentano molto positivamente il nuovo contratto collettivo firmato ufficialmente ieri. «Questo contratto è un segnale forte e concreto, soprattutto in un momento come questo», commenta Cesare Puccioni, presidente di Federchimica, che nel rinnovo del contratto della chimica farmaceutica vede qualcosa di esemplificativo «dell’impegno di persone di buona volontà che hanno manifestato un interesse comune a preparare qualcosa di utile per l’occupabilità e la flessibilità».
Una comunanza di intenti merce rara in un momento come questo, ma che per il numero uno dell’industria chimica italiana consegna «alle parti sociali aziendali strumenti che potranno rivelarsi estremamente utili e non solo in questa fase difficile». In definitiva, a «un contesto che lo richiedeva» ha fatto seguito per Puccioni «un’ulteriore dimostrazione della capacità delle nostre relazioni industriali di svolgere al meglio il proprio ruolo». Una capacità «che ha portato il mio predecessore Squinzi a chiudere sei contratti senza ore di sciopero». E comunque centrale per Puccioni è il fatto che «la spinta sulla produttività e sulla flessibilità garantite da questo nuovo contratto sono le vere leve per la crescita della competitività».
Alla soddisfazione per un «contratto apripista che pone le condizioni per recuperare indici di produttività che potranno contribuire a rendere più competitive le imprese» il numero uno di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, aggiunge dal canto suo anche un j’accuse al Governo Monti e «ai continui interventi legislativi penalizzanti». L’industria farmaceutica non ha fatto mancare nei mesi scorsi le proteste sulle misure per il contenimento della spesa che hanno riguardato proprio il comparto. «La spending review – dice Scaccabarozzi – ha creato un mercato protetto che sta molto penalizzando l’industria farmaceutica». Il riferimento è alla norma che prevede le prescrizioni con principi attivi «di cui stanno beneficiando imprese che producono perlopiù fuori dall’Italia». Sulla farmaceutica italiana, invece, «la misura ha avuto un impatto visibile, con calo del valore della produzione e aumento dell’import».
Insomma, conclude Scaccabarozzi, «l’augurio è che il prossimo Governo intervenga. Anche perché i lavoratori hanno protestato con noi, consapevoli che la competitività è un valore da non disperdere, in una farmaceutica, quella italiana, che è seconda solo alla Germania per produzione in Europa».