Anche i sindacati maggiori, in occasione del recente rinnovo del CCNL della chimica, hanno contribuito a peggiorare le condizioni di soggetti in grave difficoltà, non sapendo opporre un valido baluardo alla pretesa degli industriali di chiedere ai lavoratori la programmazione, con un anno di anticipo, delle future necessità di controlli medici. Come se la gestione delle emergenze sanitarie, o più semplicemente l’esigenza di potere rivolgere, per qualche ora, la massima attenzione al congiunto in difficoltà piuttosto che alle esigenze dell’Azienda, fossero in qualche modo programmabili.
Eppure la legge 104/92 disciplina in modo adeguato le norme per potere disporre di permessi per le reali necessità dei portatori di handicap. Inoltre negli ultimi anni l’interpello n. 16 del 10 Giugno 2008 del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, e successivamente la circolare n. 25/I/0016754 dello stesso Ministero, hanno ristretto le modalità di fruizione delle stesse.
A questo punto sorgono spontanee alcune domande:
Cosa induce i vertici dei maggiori sindacati italiani ad innovare in maniera così drastica e restrittiva, rispetto alla vigente legge nazionale, la fruizione dei permessi per assistere familiari in grave difficoltà?
Cosa fa si che, in norme contrattuali rinnovate così rapidamente prima ancora della loro naturale scadenza, chi ha nel proprio mandato la tutela dei diritti dei lavoratori restringa così drasticamente (ed in modo praticamente irrealizzabile) le modalità di fruizione dei permessi della legge 104?
Quali sono le reali motivazioni di questi sindacalisti che hanno già abbondantemente dimostrato altri interessi che non la tutela dei lavoratori (permettendo ad aziende con floridi bilanci di elargire lauti dividendi ai loro azionisti ponendo a carico della collettività i costi della mobilità dei lavoratori impiegati nel settore del farmaco, unico tra tutti i settori industriali a chiudere con un progresso del 2,8% un anno in cui la crisi industriale ha segnato un – 18,7%)?
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