Studi in Italia, stage all’estero, carriera in Europa. È la sequenza che si scrive nel futuro professionale di neolaureati e professionisti per i big industriali di farmacia, chimica e biotech. Bacino privilegiato? I corsi di laurea scientifici, non a caso in vetta alle indagini sugli studi più “redditizi” per i propri iscritti. Ma la gamma si allarga a terreni meno familiari con la ricerca pura, dalla comunicazione al digitale.
di Alberto Magnani 28 settembre 2015 – Il Sole 24ORE
Novartis, colosso svizzero della farmaceutica con quartier generale a Basilea e un esercito di 130mila dipendenti, offre sul suo sito web un totale di 1.065 posizioni nelle sue sedi europee, dalla Germania (219) al Regno Unito (57). Per l’Italia si parla di 18 posizioni, tutte ad alto tasso di selettività. Tra gli ultimi annunci spiccano la ricerca di un responsabile di laboratorio microbiologico (requisiti: laurea in farmacia, chimica o biotecnologie, esperienza di almeno cinque anni e inglese fluente) e un primary validation manager, coordinatore delle attività di qualifica.
La “concittadina” Roche, sempre di casa a Basilea, è in fase di selezione per circa 730 figure solo nei 16 Paesi europei inclusi nel suo elenco di posizioni aperte. Negli stabilimenti italiani si contano 12 opportunità, tutte distribuite in Lombardia: dal reclutamento di una figura di medical information per un progetto di «creazione di strumenti innovativi di aggiornamento scientifico» a un junior product manager per il marketing dei nuovi farmaci. In entrambi i casi, la sede di lavoro è Milano.
I numeri, come da attese, restano elevati anche al di là dell’Atlantico. Certo: le multinazionali degli Stati Uniti, dalla farmaceutica alla produzione di materiali sintetici, continuano a offrire la maggioranza delle occasioni di impiego su un mercato domestico riscaldato dalla “febbre di merger” che ha fruttato accordi miliardari anche la scorsa estate. Ma l’Europa non resta a digiuno, a partire dalla Grande Mela. Pfizer, big del farmaco con sede a New York City e diramazioni in tutto il pianeta, ha attivato 232 ricerche per le sue sedi nel Vecchio Continente. Per la Penisola si parla di una decina di posizioni, da Milano a Catania, con mansioni “ordinarie” per il settore come il controllo di qualità o la responsabilità sulle analitiche dello stabilimento. Sempre negli Usa, ma dal Michigan, arrivano le opportunità per la Dow Chemical. Il colosso della produzione chimica, secondo nel settore alla sola Basf nel segmento, sta cercando 51 talenti per le sue sedi europee. Al momento non si profilano chance in Italia, ma i laureati con vocazione internazionale possono confrontarsi con opportunità nella R&S in Svizzera e Danimarca, risorse umane in Germania e ingegneria nei Paesi Bassi. Altre porte di ingresso si trovano in marchi come Johnson&Johnson (20), GlaxoSmithKline (7 in Italia, 1.200 in tutto il mondo) e l’italiana Menarini (7). Johnson&Johnson, in particolare, offre alcune posizioni riservate ai neolaureati in ingegneria nelle sue sedi di Pomezia (Roma) e Cologno Monzese (Milano)