Ritornano i controlli dei Nas in magazzini e depositi dei distributori farmaceutici per verificare il rispetto dei requisiti di legge. La campagna, condotta d’intesa con l’Aifa, dovrebbe avere un raggio di azione più largo della precedente, che si era concentrata soprattutto nel centro Italia; la nuova operazione invece mira a coprire un numero maggiore di regioni, anche se sulla sua reale estensione vige un comprensibile riserbo. L’obiettivo in ogni caso rimane sempre lo stesso, e cioè portare allo scoperto quelle aziende che non rispettano i requisiti strutturali dettati dal d.lgs 219/2006 e dunque, verosimilmente, usano l’autorizzazione di grossista soltanto per fare parallel trade. La campagna condotta dai Nas l’anno scorso aveva fatto emergere alcuni casi eclatanti, come il distributore che in deposito aveva soltanto tre o quattro marchi di farmaci, i più richiesti dagli esportatori, o l’azienda il cui magazzino si riduceva a un semplice pallet, sistemato in un capannone condiviso con più grossisti.
Ma oltre ai controlli dei Nas, l’Aifa si appresta a mettere in campo anche altri strumenti per contrastare i finti distributori. E’ il caso del protocollo d’intesa tra Agenzia del farmaco, Regioni e sigle della filiera (produttori, distributori e farmacie) che sintetizza il quadro normativo all’interno del quale operatori e amministrazioni devono operare. In sintesi la bozza di accordo ribadisce per punti le norme vigenti e da queste deduce una serie di principi sui quali Regioni e filiera accettano di ritrovarsi: le aziende autorizzate alla distribuzione all’ingrosso devono detenere almeno il 90% dei farmaci in commercio, compresi i medicinali della tabella 2 (che richiedono un’autorizzazione a parte dal ministero della Salute); attività all’ingrosso e vendita al pubblico devono essere tenute separate e i locali del distributore devono essere diversi da quelli della farmacia. Allo stesso modo, due distributori in possesso di autorizzazioni distinte non possono condividere magazzino, dotazioni minime e personale.
L’obiettivo del protocollo, ormai vicino alla firma, è duplice: da un lato agevolare e orientare l’attività autorizzativa delle Regioni, in modo che non si ripetano “sviste” del passato (richieste di autorizzazione all’ingrosso presentate da soggetti diversi che riportano per il magazzino lo stesso indirizzo andranno sottoposte ad attenta verifica), dall’altro offrire alla giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato) un riferimento in caso di ricorsi da parte dei distributori che si sono visti revocare l’autorizzazione (nel Lazio e in Sicilia, alcune impugnazioni hanno ottenuto la sospensiva).