Proprio nell’ultimo mio post ho scritto, ancora una volta, delle “stranezze” che riguardano le industrie farmaceutiche e il loro strapotere. Vi ho spiegato come due prodotti esattamente uguali, solo perché uno è usato dall’oculista e uno dall’otorino, hanno costi molto differenti. Ancor più strano il fatto che quello a costo inferiore, il collirio, ha un sistema di sterilizzazione maggiore che dovrebbe far lievitare il prezzo.
Blog di Domenico de Felice – Il Fatto Quotidiano – 17 maggio 2019
Ecco che proprio in questi giorni scopriamo che il malaffare farmaceutico coinvolge alcune note aziende produttrici di genericiche hanno gonfiato i prezzi di più di cento farmaci fino al 1000%. Le procure di 44 Stati americani hanno fatto causa ad alcune ditte farmaceutiche, comprese Teva, Pfizer, Novartis e Mylan. Secondo le accuse hanno costruito un vero e proprio accordo di cartello. Mi viene ancora in mente l’accordo di cartello fra Novartis e Roche che ancora oggi permette l’uso di Lucentis al posto di Avastin con una spesa enorme e inutile, che nemmeno la nuova ministra della Salute Giulia Grillo ha cambiato. Altro che cambiamento! Mi viene ancora in mente come farmaci costosi antidiabetici ritirati dal mercato in altri Paesi europei per la loro pericolosità, da noi siano ancora in vendita con il Sistema sanitario. Altro che cambiamento, dottoressa Grillo!
Ma per mettere ancora più carne al fuoco (la ministra si desterà?) mi sono informato come la disparità di costo, a parità di principio attivo, si manifesti anche per le terapie dei nostri animalidomestici. Così scopriamo che un antibiotico per uso umano, Augmentin da un grammo 12 compresse, costa 10,20 euro, ma se diventa per uso veterinario, Synulox Vet 500 milligrammi, si dimezza il dosaggio e aumenta enormemente il costo a 28,32 euro. Oppure un cortisonico per uso umano, Medrol 30 compresse di 4 milligrammi che costa 8,20 euro, diventa Medrol veterinario, che con stesso numero e dosaggio costa 16,20 euro. Costi lievitati inutilmente, visto l’equivalenza assoluta.
Giulia Grillo, abbiamo ancora la possibilità di buttare soldi in sanità per farli guadagnare alle industrie farmaceutiche, complici i medici di esseri umani e di animali? Giulia Grillo, vuoi intervenire e chiedere lumi ai medici sulla pericolosità di prodotti dell’industria farmaceutica, che ovviamente costano molto di più di farmaci ben conosciuti sia per efficacia terapeutica che per complicanze? Giulia Grillo, perché non intercede con Aifa? Giulia Grillo, cambiamo prima o dopo le Elezioni europee? Siamo sicuri del cambiamento? Siamo sicuri di voler solo guardare alle prossime elezioni e non alle prossime generazioni? Per ora credo tu debba andare da un oculista onesto e attento per vedere più in là.
Ogni tanto qualcuno si sveglia e decide di attaccarmi ??♀
L’ultimo della serie mi ha addirittura presa di mira perché non avrei fatto nulla contro lo strapotere di Big Pharma.
Ecco, i fatti sono ben altri e mi limito a segnalargli giusto un paio di iniziative che con grande impegno il mio staff e io abbiamo portato avanti.
Siamo riusciti a chiudere dopo 7 anni la vicenda del payback obbligando le case farmaceutiche a pagare 2,5 miliardi di euro che finiranno nelle casse dello Stato e lunedì 22 presenteremo all’Organizzazione Mondiale della Sanità una risoluzione per chiedere a tutti i Paesi del mondo di pretendere la trasparenza nelle contrattazioni dei prezzi dei farmaci, garantendo così più equità e meno discrezionalità da parte dei produttori che ora possono fare il bello e il cattivo tempo sul prezzo dei medciinali.
Questi sono i fatti. Il resto è puro attacco personale che certo stona con le numerose richieste di incontro ricevute dall’autore dell’articolo
N.d.R.: Gent.le ministro Grillo, intanto che c’è, provi a dare un occhiata allo stato dell’informazione scientifica del farmaco. Saprà che la materia è regolamentata dal D.Lgs. 219/06, sistematicamente inosservato. Tanto inosservato che Farmindustria e Sindacati hanno istituito un “tavolo tecnico” per stabilire se è il caso che il CCNL osservi la legge in vigore dal 2006. Chi controlla se effettivamente gli ISF dipendono dal Servizio Scientifico e non dal Marketing, come vuole la legge? Ci sono poi una miriade di figure non ISF che fanno informazione più o meno scientifica con l’unico scopo di “vendere” a qualsiasi costo. C’è la questione dei contratti con cui sono assunti gli ISF, per lo più pagati a provvigioni sulle “vendite”, ci sono poi gli ISF plurimandatari, un tipo di contratto che dovrebbe essere autorizzato dal Ministero della Salute, dopo il benestare di AIFA. Non ci risulta che il ministero che Lei guida abbia rilasciato autorizzazioni di questo tipo.
Capiamo che di fronte ai gravissimi problemi della sanità che deve affrontare il problema degli ISF possa apparire di poco conto. Ma non è così. Gli Informatori Scientifici (quelli veri) rappresentano per il medico una fonte di notizie continua ed insostituibile. Ogni singolo informatore è, relativamente al proprio settore, un esperto in grado di riferire al medico tutto il bagaglio di esperienza relativa alle specialità oggetto della sua attività. Il suo lavoro è volto a far conoscere ai medici le caratteristiche e le proprietà dei medicinali, onde assicurare il loro corretto impiego nell’esclusivo interesse dei pazienti.
E’ inoltre compito dell’Informatore Scientifico del Farmaco riferire al Responsabile del Servizio Scientifico, da cui dipende, e alla Farmacovigilanza dell’azienda tutte le osservazioni sulle specialità medicinali segnalate dagli operatori sanitari (art. 122 e 126 del D.Lgs. 219/06). Questo flusso di informazioni contribuisce in maniera determinante ad assicurare il corretto uso del farmaco in terapia, fornendo informazioni utili per lo sviluppo della ricerca.
Il SSN non può certo permettersi di tollerare le manipolazioni informative che alterano una “sana” concorrenza nel settore farmaceutico (che deve basarsi su qualità e prezzo) aumentando lo sperpero e quindi, in ultima analisi, danneggiano tutti noi, come cittadini e potenziali fruitori del servizio.
L’ISF è una figura molto delicata e per la sua funzione dovrebbe rientrare a pieno titolo fra le professioni sanitarie. Ad una figura di ISF così delineata necessita un rigoroso controllo che può essere esercitato solo da uno specifico ordine professionale posto “sotto l’alta vigilanza del Ministero della Salute” che da un lato tuteli gli Iscritti e dall’altro, proprio attraverso la difesa della professionalità, tuteli la collettività.