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CAMBIERA’ LA MEDICINA?

Sir Chalmers – autore del libro "Come sapere se una cura funziona" – ed il prof. Garattini hanno affrontato alcuni aspetti inerenti le problematiche che scaturiscono dal rapporto tra uso e prescrizione dei farmaci e loro effettiva efficacia nella cura dei pazienti. 
 
Domenica 20 gennaio, nella splendida sala dell’Auditorium di Roma, due grandi personalità della Medicina di oggi hanno incontrato il pubblico proponendo una "shared lecture" dal titolo suggestivo e ambizioso: "Il futuro della medicina". Sir Iain Chalmers e Silvio Garattini hanno lavorato insieme per diverse settimane per costruire una "conferenza condivisa": una sequenza di slide alternate in italiano e in inglese davano piena visibilità al dispiegarsi di due percorsi paralleli verso una migliore ricerca clinica finalizzata a un’assistenza sanitaria migliore. La conferenza, condotta da Gianna Milano, giornalista del settimanale Panorama, faceva parte del ricco programma che anche quest’anno ha caratterizzato il Festival della Scienza.

All’introduzione di nuove terapie si accompagna quasi inevitabilmente l’incertezza riguardo i loro effetti avversi ma anche, e spesso soprattutto, alla loro efficacia.

Non sempre i farmaci costituiscono l’unica risposta valida alle esigenze del paziente. In particolare, Chalmers, prendendo a esempio il problema dell’osteoartrosi del ginocchio, ha messo in evidenza come le persone che soffrono di questa patologia gradirebbero essere maggiormente informate riguardo all’efficacia della fisioterapia e, nei casi più gravi, in merito agli esiti della chirurgia protesica. Al contrario, gli studi che vengono abitualmente realizzati riguardano perlopiù l’efficacia dei farmaci, nonostante le differenze tra i vari prodotti siano sostanzialmente nulle.
In altre parole, Chalmers ha messo in evidenza l’esistenza di una forbice tra le aspettative dei malati – realmente interessati a risolvere i propri problemi anche affrontando lunghi periodi di trattamenti fisioterapici e/o interventi chirurgici – e gli esiti clinici di trial, che mirano prevalentemente ad imporre sul mercato farmaci sempre nuovi ma in realtà simili a quelli già esistenti. "L’agenda della ricerca e l’agenda dei cittadini – sani e malati – deve essere condivisa", ha spiegato il direttore della James Lind Initiative, un’istituzione con sede a Oxford che promuove un diverso, maggiore e più qualificato coinvolgimento dei pazienti negli studi clinici. "Occorre migliorare la comunicazione e rinforzare la fiducia: possiamo riuscirci solo se chi è malato sarà capace di aiutare il proprio medico a valutare criticamente le diverse opzioni che si presentano al momento di scegliere tra diversi trattamenti".

Il Pensiero Scientifico Editore – erica sorelli e carlo fudei
 

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