"La crescita nel consumo di farmaci biologici risulta oggi quasi doppia rispetto al totale dei medicinali e questa tendenza sta mettendo ulteriore pressione finanziaria sul bilancio sanitario" dei vari Paesi.
Lo ha evidenziato Antonio Iervolino, Senior Consultant di Ims Consulting Group, intervenendo a Roma al IV Convegno Assogenerici. "Il quadro normativo globale – ha aggiunto l’esperto – è ancora piuttosto eterogeneo e in particolare alcuni mercati emergenti sono in ritardo in termini di orientamento normativo.
Quanto all’Europa, anche qui ci sono diversi scenari. Con un mercato pari a 318 milioni di euro, solo pochi Paesi hanno raggiunto una maturità dal punto di vista della normativa sui biosimilari. In alcune nazioni come Francia, Germania e Regno Unito, ad esempio, il biosimilare filagrastim ha performance simili a quelle di un qualsiasi generico".
Anche in Italia "i farmaci biologici rappresentano una delle principali voci di costo – dice Iervolino – tuttavia i biosimilari rappresentano ancora una porzione minima del totale del mercato: se i prodotti brand biologici sono cresciuti fra il 2005 e il 2011 con un Cagr (Tasso di crescita annuale composto) del 14%, quelli non biologici si sono mantenuti al +2%". L’analista propone poi una ‘chiave’ di lettura dedicata alle industrie farmaceutiche: "I biosimilari – assicura – sono in grado di generare un rendimento superiore a quello di un qualsiasi nuovo farmaco. Al contrario, al massimo 2 a 3 versioni ‘senza marca’ per ogni originator possono essere redditizi, dati gli alti costi".
Barbara Di Chiara – 25 giugno 2012 – PharmaKronos