Accordo Provincia-medici di base per tagliare 1 milione e 200 mila euro l’anno
BOLZANO. Farmaci, da gennaio si cambia e molti pazienti si vedranno prescrivere dal medico di base un medicinale differente da quello a cui erano abituati. Provincia e medici di base hanno infatti firmato un accordo che impegna i professionisti anche con incentivi economici a prescrivere farmaci generici anziché quelli (ben più costosi) ancora coperti da brevetto. La novità che scatta tra poche settimane punta a far risparmiare al servizio sanitario provinciale – perennemente a corto di denaro – 1 milione e 200 mila euro.
I medici che riusciranno a centrare gli obbiettivi intascheranno – per contro – incentivi che oscilleranno da un minimo di 200 ad un massimo di 1.200 euro l’anno. Gli unici a rispondere picche alla richiesta della Provincia (e dell’Azienda sanitaria) di aderire al progetto di promozione dell’uso dei farmaci generici a scapito di quelli commerciali, sono stati i medici iscritti alla Fimmg (Federazione italiana di medicina generale). Luigi Rubino, segretario provinciale Fimmg, spiega infatti che «i criteri di economicità non possono mai prevalere sul diritto dei cittadini a ricevere le migliori cure possibili, secondo i ben noti principi di etica professionale che tutti noi ben conosciamo».
Ma cosa sono i "generici" a cui tanti pazienti dovranno abituarsi per forza di cose? Sono farmaci arrivati di prepotenza in Italia con una legge di riforma del dicembre 2001. Si tratta di medicinali controllati dal ministero della Salute, che secondo gli esperti garantiscono la stessa composizione quanti-qualitativa e la stessa bioequivalenza del medicinale conosciuto con un nome di fantasia (branded), ma costano dal 20% al 60% in meno, semplicemente perché, essendo scaduto il brevetto, possono essere prodotti e commercializzati a prezzi inferiori. «Credo che sia più che legittimo – spiega Rubino – dove sia possibile, applicare sistemi di contenimento della spesa ma quello che contestiamo è il metodo. Vedete un conto è educare il medico alla cosiddetta appropriatezza della prescrizione, un altro è firmare un protocollo che prevede incentivi, anche minimi, ma pur sempre incentivi. Promettere premi in denaro ai professionisti della salute che passano agli altri farmaci significa di fatto "indurli in tentazione"».
I problemi – infatti – sono molti. «Il primo è che alcune categorie di pazienti (gli anziani ad esempio) sono abituate alla loro pillola dallo stesso nome ed alla scatola dallo stesso colore magari da decenni. Variare di colpo si rischia di creare confusione. Non solo. Se io come medico verifico che quella terapia funziona, passare poi ad un generico che non è mai identico al commerciale posso vanificare tutto il lavoro già fatto. Questi aspetti sono molto delicati e vanno introdotti con cautela, non basta un patto aziendale». Secondo lei è sempre possibile sostituire un farmaco "normale" con un generico?
«No, non è sempre possibile. Facciamo un esempio. Prendiamo le statine fondamentali nella cura delle malattie cardiovascolari. Ci sono quelle di ultimissima generazione che sono più costose che spesso vengono sostituite