Ma si sa come da sempre la relazione tra medico ed informatore farmaceutico sia molto pericolosa. La segnalazione di alcuni medici dell’ospedale: «Una consuetudine inaccettabile» Tait: «Escludo che accada». Fabi: «L’Asl lo vieta. Cose che fanno male alla sanità»
di Valeria Frangipane – ALTO ADIGE -03 gennaio 2015
BOLZANO. Si fa ma non si dice. I primari (alcuni) invitano i medici alla classica e tradizionale cena di Natale di reparto ma il conto alla fine lo paga la casa farmaceutica. Questa volta però (alcuni) medici dell’ospedale di Bolzano fanno sapere che «non è questo il modo di fare e che la consuetudine è diventata ormai inaccettabile».
Il direttore del Comprensorio sanitario di Bolzano, Umberto Tait, esclude che alcuni primari del San Maurizio si comportino in questa maniera.
Ma si sa come da sempre la relazione tra medico ed informatore farmaceutico sia molto pericolosa.
Il direttore generale dell’Asl unica, Andreas Fabi, oltre a respingere l’idea, ricorda che le regole di comportamento interne all’Azienda vietano di accettare doni: «Guardi, non ho il regolamento sottomano, ma posso assicurare che si possono accogliere solo regali di minima entità. Mi sembra una o due bottiglie di vino… al massimo!».
Dottor Fabi… e la cena di Natale del reparto ci sta o no?
«No. Non ci sta affatto. E non mi va che si dica “in fondo è solo una cena”, vedete è il principio che non va». Perchè se io accetto un regalo in fondo mi predispongo a farne un altro. «Sono situazioni che non vanno bene e non fanno bene alla nostra sanità».
Eppure succede. E come sempre in questi casi, va in scena la sceneggiata delle carte di credito. Funziona più o meno così. I medici-commensali-invitati cenano e festeggiano il Natale, seguono brindisi e strette di mano, ma al momento di pagare il conto scatta l’antica schermaglia del “pago io… no paghi tu” che vede l’”informatore farmaceutico” avere la meglio sul tal primario.
«Sono cose che non si fanno – ribadisce Fabi – In fondo i nostri medici guadagnano bene e quelli ai quali va bene la cena pagata da questa o quella casa farmaceutica sbagliano e non ci fanno fare una bella figura. Sono cose che accadevano anni fa… direi vent’anni fa. Ricordo quando si regalavano viaggi ecc. poi la questione è cambiata, sono scattati divieti di vario tipo, richiami ed oggi non dovrebbe più accadere. Guardate posso solo dire che non sono più tempi per questioni del genere, mi spiace e sono certo che la questione riguardi solo una manciata di persone». Ricordiamo tra il resto che il codice deontologico dell’Ordine dice esplicitamente che il medico «deve evitare qualsiasi condizione di conflitto di interessi nella quale il comportamento professionale risulti subordinato ad indebiti vantaggi economici di altra natura». La lista dei casi di ingerenza delle industrie del farmaco è da sempre lunga e perdurante in I’Italia come nel resto del mondo. Le case farmaceutiche e le aziende produttrici di dispositivi sanitari hanno pagato almeno 3,5 miliardi di dollari ai medici statunitensi negli ultimi cinque mesi del 2013. «Il problema è così urgente – ricorda il Sole 24 ore – che gli Stati Uniti hanno adottato il Sunshine act, che da agosto 2013 obbliga le ditte farmaceutiche a conservare traccia dei pagamenti a medici e cliniche universitarie e da settembre 2014 a inserire i dati in un registro pubblico online».
L’Italia è piena di “grida” di vario genere ma alla fine – in alcuni casi – prevale l’antica consuetudine del regalo troppo dura a morire.
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