Bollini dei farmaci “difettosi”: nuovo sequestro in un magazzino, caso sempre più intricato
Redazione Fedaiisf
Bollini “fallati”: nuovo sequestro in un magazzino, caso sempre più intricato
Si fa sempre più delicato e controverso il caso – per ora circoscritto alla sola Campania – dei bollini farmaceutici difettosi. Ieri i Nas hanno effettuato un altro sequestro, il terzo, a carico di un distributore del salernitano: circa cinquemila le confezioni bloccate, che aggiunte a quelle individuate la settimana scorsa nel magazzino di un grossista dell’avellinese portano il totale a quindicimila. I difetti riscontrati dai militari sono sempre gli stessi: le fustelle applicate sulle scatole non hanno i tre strati adesivi previsti dalle norme e il numero identificativo può essere cancellato facilmente dalla superficie. Esattamente le stesse “irregolarità” riportate nella denuncia che, agli inizi di aprile, aveva fatto scattare la prima ispezione dei Nas, nei confronti di una farmacia del salernitano. Poco più di 230 le confezioni sequestrate, dalle quali i carabinieri sono poi risaliti ai due distributori (e a una seconda farmacia, di Benevento). E non solo: chi ha visto il verbale dei militari assicura che sotto custodia sono finiti anche farmaci acquistati acquistato direttamente dai produttori, senza passaggi intermedi. Possibile, quindi, che prima o poi i Nas vadano a bussare anche alla loro porta.
Al momento non si sa molto di più, ma c’è già quanto basta per rendere improbabile l’ipotesi che dietro al caso ci sia un tentativo di falsificazione o contrabbando di farmaci: a parte le altre anomalie, dà da pensare che quasi l’80% dei prodotti sequestrati appartenga alla categoria dei Sop-Otc, medicinali che non sono mai stati nel mirino dei criminali (interessati soltanto a farmaci di alto costo, dunque remunerativi). Rafforza tale lettura, poi, il fatto che in tutti e tre i casi (la farmacia e i due distributori) i Nas abbiano affidato la merce sequestrata in custodia giudiziale agli stessi proprietari. E ancora, non risultano addebiti nei confronti del farmacista, mentre il direttore tecnico del primo magazzino ispezionato sarebbe stato denunciato soltanto per omessa vigilanza.
Gli elementi, in sostanza, parrebbero spingere in un’unica direzione, e cioè che non sia un caso di bollini contraffatti ma di bollini “fallati”, usciti cioè non conformi dalla catena di produzione del Poligrafico dello Stato. Ed è qui che la vicenda si fa delicata: a marzo, infatti, l’Istituto aveva diramato una nota nella quale si garantiva che «i bollini farmaceutici sono realizzati in ottemperanza al decreto ministeriale 30 maggio 2014». E in quegli stessi giorni, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, il ministro Lorenzin riferiva che i nuovi impianti installati al Poligrafico assicurano «il pieno funzionamento del sistema di identificazione del farmaco». I dubbi, dunque, restano per ora irrisolti ed è anche per questo che l’altro ieri Federfarma aveva scritto al ministero della Salute per sollecitare indicazioni. Un’iniziativa caldeggiata, non a caso, dal presidente dei titolari campani, Nicola Stabile: «E’ una vicenda intricata» spiega «tra trattare con cautela perché da un lato dobbiamo evitare allarmismi, ma dall’altro non possiamo non rilevare che i sequestri riguardano un numero sempre più consistente di prodotti»: Di qui, dunque, l’appello al Ministero. «Si fa sempre più urgente un chiarimento alle farmacie e ai distributori su cosa fare delle confezioni difettate, perché è ormai evidente che il problema potrebbe non riguardare soltanto due o tre grossisti o un paio di titolari». Non solo: fossero appurate eventuali responsabilità del Poligrafico, scatterebbero contenziosi a valanga, a partire ovviamente dalle industrie. Che, non va dimenticato, pagano profumatamente i bollini dell’Istituto: dai 22 ai 24 euro ogni fornitura da mille fustelle.