Caro Collega,
Ogni riga di quelle 173 presenti nella lista, rappresenta sì una posizione lavorativa ma, più di ogni cosa, rappresenta una persona. Una persona che, da un giorno all’altro, si trova ad avere paura del futuro, con la consapevolezza che qualcuno, in un modo e in un tempo che non è noto, ha deciso che il suo lavoro non è più utile all’azienda.
Quello che ti chiedo è di fermarti, per un attimo, e immaginarti nei panni di chi si è riconosciuto nella lista: qualcuno ha scritto, nero su bianco, che quello che fai tutti i giorni, con sacrifici e fatica, non serve più a niente.
In questi giorni ho sentito dire di tutto: che non ci si può fare niente, che è naturale che certe cose vadano così, che tanto, in un modo o nell’altro, si raggiungerà un accordo che soddisferà tutti. Io dico che non è importante solo il risultato ma anche come ci si è arrivati, perché certe situazioni lasciano sempre delle cicatrici
E come ci arriveremo se nessuno si fa sentire?
Stiamo fermi e zitti mentre coloro i quali si dovrebbero occupare e preoccupare delle persone stanno lì a prendere tempo e a giocare al ribasso come se si trattasse di una partita di poker? Credo che tutti noi meritiamo qualcosa di meglio, credo che ognuno di noi debba indignarsi e alzare la testa e pretendere che, in questa situazione, le persone siano la cosa più importante, non i numeri, non i soldi, non l’immagine dell’azienda.
Le persone, solo le persone!
Non lasciamo che questa diventi una guerra tra le persone, non è una lotta di buoni contro cattivi, di impiegati contro dirigenti, di persone ‘nella lista’ e di persone ‘fuori dalla lista’, è una battaglia per la dignità delle persone, di tutte le persone.
Ci dobbiamo convincere che, se continuiamo a pensare solo per noi stessi e a chiuderci nel totale individualismo, non andremo da nessuna parte.
Ci siamo chiesti come mai i nostri colleghi tedeschi e francesi sono stati trattati dignitosamente, mentre a noi stanno riservando tale trattamento? Non abbiamo forse, anche noi italiani, partecipato attivamente e proficuamente al fatturato di BI?
La risposta è che solo i gruppi uniti vincono le battaglie
Caro collega, voglio chiederti di essere al mio fianco, perché oggi tu sostieni me e domani io ci sarò per te e per chiunque verrà trattato con così poco rispetto. Tutti insieme siamo una grande forza che marcia unita verso una dimensione più umana delle cose
Solo se siamo solidali gli uni con gli altri potremo ottenere qualcosa di concreto e a chi dice che non serve a niente, chiedete di dimostrarvelo.
E quando sarà tutto finito e sarà tempo di bilanci, non avremo il rimpianto di esserci girati dall’altra parte.
Io so già cosa fare, spero sia la stessa cosa che farai anche tu.
Il Collega al tuo fianco