L’industria farmaceutica sta affrontando la più grande «data di scadenza» della sua storia: la fine dei suoi brevetti. Solo quest’anno un mercato di 30 miliardi di dollari, prima nelle mani di gramdi multinazionali (Pfizer, Bristol-Myers, Merck, Eli Lilly, Novo Nordisk), passerà alle più piccole industrie del settore, in vista della fine dei diritti di produzione di alcune fra le pillole più note. Che diventeranno farmaci generici. La caduta del brevetto sull’anticolesterolo Lipitor (a marzo), per esempio, è costata alla Pfizer 9,6 miliardi di dollari. Solo negli Stati Uniti se ne erano vendute oltre 6 milioni di unità nel 2011, prima del crollo a 1 milione 300 mila nello scorso quadrimestre.
Qualcosa di simile succede al gigante Bristol-Myers Squibb: il brevetto sul Plavix, farmaco bestseller contro la coagulazione del sangue, è scaduto quest’anno e causerà all’azienda 4 miliardi di dollari di perdite. Il caso più lampante è quello dell’aids: l’Atripla è il più noto farmaco per sieropositivi e i brevetti scadranno nei prossimi 5 anni. Uno dei principi attivi, l’efavirenz, finirà nel 2013, dando seri grattacapi ai vertici della GlaxoSmithKline.
Le imprese farmaceutiche, che vedono ridotti gli introiti del 10-20 per cento, minacciano un rallentamento nell’arrivo di nuovi prodotti. Prospettiva che preoccupa l’Unione Europea, che l’anno scorso ha concesso alla Pfizer un’estensione di sei mesi sul brevetto del Lipitor. Una sorta di sussidio, controverso, a imprese con fatturati da capogiro.
Per quanto gli azionisti non siano felici, i pazienti ne traggono vantaggi: per i consumatori del Lipitor il prezzo del farmaco è crollato in 24 ore. Un esempio simile vale per l’Atripla, dove il passaggio al generico farà risparmiare alle casse delle assicurazioni sanitarie americane quasi 1 miliardo di dollari.
(Riccardo Guidi @riccardoguidi87)
17-10-2012 PANORAMA