Nella distribuzione di medicinali da banco potrebbero esserci delle restrizioni alla concorrenza sulle quali l’Antitrust deve indagare. A sollecitare l’intervento dell’Autorità è il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, che, in una lettera al Garante, chiede di valutare se nel comportamento dei farmacisti, spesso anche grossisti per i piccoli e medi esercizi, “sussistano condizioni che lascino supporre che la concorrenza sia falsata, ristretta o impedita”. I medicinali senza ricetta sono proprio quelli che, in base alla legge Bersani, possono essere venduti anche nei negozi diversi dalle farmacie. La lettera, secondo quanto si apprende, è stata inviata da Bersani qualche giorno fa, dopo che al ministero sono arrivati due esposti in cui si rilevavano alcune difficoltà di rifornimento di medicinali da banco da parte di piccoli e medi esercizi da poco abilitati, in base alla legge Bersani, a vendere farmaci senza ricetta. Dagli esposti, sottolinea il ministro, risulterebbe “il rifiuto o la resistenza da parte di alcuni grossisti” a rifornire i piccoli esercizi commerciali. E segnalazioni analoghe sono arrivate anche dall’associazione nazionale liberi farmacisti e dall’associazione nazionale farmacisti-erboristi. A far nascere i dubbi sulla trasparenza della catena di distribuzione è soprattutto la doppia veste di molti farmacisti che sono anche grossisti. Una quota di mercato considerevole della distribuzione intermedia di medicinali, precisa Bersani, è infatti “detenuta da società partecipate da titolari di farmacie” (secondo Federfarma-servizi, il 30,3% del mercato è in mano ai soci dell’associazione). Alla luce di tale situazione, nella lettera il ministro chiede quindi all’Autorità guidata da Antonio Catricalà di valutare gli esposti e di verificare se, più in generale, “sussistano condizioni che lasciano supporre che la concorrenza sia falsata, ristretta o impedita”.