BERGAMO — La filiera farmaceutica rischia di perdere non 7.000 bensì 15.000 posti di lavoro costituiti da personale qualificato, tutti laureati, non solo informatori ma anche scienziati e ricercatori che necessariamente andranno all’estero.
La fuga di cervelli dall’Italia è destinata ad ampliarsi paurosamente. Non si fa più ricerca, costa troppo, ed i farmaci che dopo 20 anni hanno perso il brevetto possono essere copiati e prodotti da qualsiasi ditta ne faccia richiesta dimostrando all’Aifa la bioequivalenza del prodotto.
Sì perché i farmaci generici, od equivalenti che dir si voglia, sono una copia del farmaco griffato contenendo lo stesso dosaggio del principio farmacologicamente attivo. In una cosa si differenziano: costano molto meno al Servizio sanitario nazionale ed al cittadino.
Come titolare di farmacia dovrei lamentarmi perché il guadagno si è notevolmente ridotto, ma responsabilmente ritengo che questo è un momento in cui tutti noi dobbiamo metterci nell’ottica del sacrificio. La coperta è sempre più corta e per garantire un’assistenza sanitaria a tutti l’unica via è il risparmio.
In Europa il nostro Paese rappresenta il fanalino di coda quanto all’uso di farmaci generici, e credo che continueremo ad esserlo se non cambiamo cultura. Nulla è cambiato, nonostante l’ultimo decreto Balduzzi: medici e cittadini rimangono scettici sull’uso dei generici. Quanto ai farmacisti questi, pur avendo una specifica preparazione in farmacologia, restano ancora vincolati al farmaco di marca (griffato o generico che sia) senza alcuna possibilità di esprimere la propria valutazione professionale.
Patrizia Siliprandi – 12 ottobre 2012 – Bergamo Sera.com