3 luglio 2013 – Il Sole24 ORE Sanità
Prima di tutto un Patto di stabilità triennale per garantire stabilità normativa al settore e sul versante dell’innovazione un rapido accesso ai nuovi farmaci e vaccini. «Farmaci e vaccini – ha detto il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, confermato ieri all’unanimità alla guida dell’associazione per il prossimo triennio(VEDI)– https://www.fedaiisf.it/Start/HDefault.aspx?Newsid=8066 rivestono un’importanza così grande per la qualità della vita delle persone, da far trascurare talvolta il ruolo per la crescita economica delle imprese che li rendono disponibili grazie a investimenti, ingenti e ad alto rischio, e a processi di R&S lunghi e complessi. E questo accade anche in Italia, che – grazie alle molte eccellenze espresse sul territorio nella produzione e nella Ricerca – è seconda in Europa solo alla Germania per numero di imprese e per valore della produzione farmaceutica».
Poi stop alla frammentazione regionale in Sanità riequilibrando i poteri e le competenze fra Stato e Regioni; una "cabina di regia" tra ministeri dello Sviluppo economico, della Salute, dell’Economia, del Lavoro per rendere compatibili politiche sanitarie e crescita industriale del Paese; un ruolo attivo del ministero dello Sviluppo economico all’interno dell’Agenzia Italiana del farmaco.
E ancora niente più tetti per singolo farmaco e per classi terapeutiche essendo la governance della spesa garantita dai tetti generali; libertà prescrittiva del medico nella scelta terapeutica rispettando l’appropriatezza, ma senza vincoli di carattere economicistico né discriminazioni verso i prodotti con marchio.
Sono queste le sette proposte di Farmindustria – presentate questa mattina in occasione dell’Assemblea annuale dell’associazione delle imprese del farmaco che si sta svolgendo a Roma – per un rilancio «a costo zero» della farmaceutcia italiana, una leva importante di sviluppo per il Paese come testimoniano i numeri: 174 fabbriche, 63.500 addetti (90% laureati o diplomati), 5.950 alla R&S, 26 miliardi di produzione (67% dovuti all’export), 2,4 miliardi di investimenti (1,2 in R&S e 1,2 in produzi