Arezzo. Scandalo delle fustelle, parla la colf: «Ecco che succedeva in farmacia»
«Non ho rubato nulla, né io né mio marito siamo stati mai arrestati»
Arezzo, 16 dicembre 2014 – LA NAZIONE
«Non sono stata arrestata, né io né il mio compagno. E rivendico con forza di aver contribuito a smantellare la truffa delle fustelle». Lei, 47 anni, romena da molto tempo in Italia, è la colf che con la sua denuncia alla Guardia di Finanza ha fatto scattare l’inchiesta che ha portato a sei persone indagate: due farmacisti di Monte San Savino (marito e moglie), il padre di lui (per distruzione di medicinali), tre medici compiacenti. Ecco il racconto della domestica: «Ho lavorato per dieci anni a servizio di quella famiglia, sia nell’abitazione che in farmacia. Ma il 28 maggio 2013 sono stata denunciata dal titolare che mi accusava di aver rubato denaro per circa novantamila euro dalla cassaforte della villa. Non mi risulta però che quella cassaforte sia stata forzata e io, d’altra parte, non ho mai avuto in uso le chiavi per aprirla. Giuro, non avevo rubato nulla ma quell’accusa ha rovinato la vita a me e al mio compagno, ce la trasciniamo ancora dietro ed è una delle cause per le quali non abbiamo più trovato lavoro e ci troviamo dunque in una difficile situazione economica, perfino sotto sfrattto. Inoltre siamo stati costretti a trasferirci da Monte San Savino ad Arezzo perché lì l’aria si era fatta insostenibile».
La colf, che in Romania aveva anche ottenuto una laurea in storia ed è dunque tutt’altro che una sprovveduta, matura in questo contesto la decisione di collaborare con la giustizia: «Mi ero resa conto che da tempo succedevano cose strane e dentro di me cresceva la determinazione a denunciarle. L’accusa di furto nei miei confrontti ha fatto traboccare il vaso. Il 6 giugno 2013 ho fatto visita alla Guardia di Finanza di Arezzo e ho raccontato tutto quello che sapevo. Il resto lo hanno scoperto i finanzieri».
Aggiunge il compagno: «Anch’io ho lavorato per i farmacisti e a volte ho trasportato sacchi di medicinali in un terreno, ma non sapevo di cosa si trattasse. Ignoravo che i farmaci senza fustelle sarebbero stati bruciati. Poi ho ricollegato e ho capito di essere stato strumento involontario di questa operazione». «E’ una storia che mi ha segnato profondamente e dalla quale non mi sono ancora risollevata. La denuncia che il farmacista ci aveva fatto per il furto non è mai sfociata in un arresto, questo tengo a sottolinearlo a testa alta anche di fronte alle persone che mi conoscono. Ma l’iter giudiziario è andato avanti e la nuova udienza del processo, spero l’ultima, è stata fissata per il 7 luglio del 2015. Ho fiducia nella giustizia, io non ho fatto nulla».
Lo scandalo delle fustelle e delle false ricette ha fatto parlare molto in questi giorni. Il teatro di questa storiaccia di provincia che ha per protagonisti una famiglia facoltosa, medici, una colf romena e il compagno slavo è Monte San Savino, per la precisione una farmacia in posizione centrale dove, secondo la Guardia di Finanza viene organizzata la truffa. Le Fiamme Gialle hanno messo sotto sequestro un migliaio di farmaci senza fustelle denunciando i 5 che da anni avrebbero raggirato il servizio sanitario nazionale.
Truffa sui pannoloni, blitz dei carabinieri. In manette funzionario Asp e 4 farmacisti
Una telecamera piazzata all’interno di un ufficio del dipartimento riabilitazione svela il maxi raggiro. Le indagini sono partite da una denuncia del commissario dell’azienda sanitaria. Le false autorizzazioni intestate anche a morti o anziani emigrati all’estero
di SALVO PALAZZOLO – R.it Palermo – 15 dicembre 2014
Un funzionario dell’Asp Palermo autorizzava pazienti inesistenti a ritirare pannoloni per l’incontinenza e passava i documenti a quattro farmacisti, che poi chiedevano lauti rimborsi all’azienda sanitaria. Come se avessero consegnato per davvero quei pannoloni. La truffa è stata scoperta dal commissario straordinario dell’Asp, Antonino Candela, che ha presentato un esposto. Le indagini dei carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della procura hanno portato questa notte a un blitz. In manette, a Palermo, sono finiti Pietro Li Sacchi, impiegato dell’ufficio H del dipartimento Riabilitazione dell’Asp; Giuseppe Pepe, titolare della farmacia “Trossarelli” di via Francesco Paolo Perez; Gaetano Sirchia, titolare della farmacia “Del Vespro” di corso Tukory; Diego Genovese, titolare dell’omonima farmacia anche questa in corso Tukory e Andrea Lo Iacono, titolare della parafarmacia di via Carlo Pisacane. I carabinieri hanno arrestato anche Giuseppe Villano, che faceva da trait d’union tra il funzionario dell’Asp e i farmacisti. L’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice Nicola Aiello, contesta a tutti le accuse di truffa allo Stato e falso ideologico.
I sostituti procuratori Enrico Bologna e Daniela Varone hanno incastrato il funzionario infedele dell’Asp piazzando una telecamera nel suo ufficio, che si trova all’interno dell’ospedale Guadagna. Così, i carabinieri hanno potuto seguire in diretta le fasi della truffa. Nelle immagini che Repubblica.it mostra in esclusiva si vede Li Sacchi mentre predispone le autorizzazioni false: prende dall’archivio dell’Asp i nomi di alcuni pazienti assistiti, cambia data di nascita e documenti. Cambia soprattutto patologia. Appone timbri e poi firme false. Alla fine, stampa le autorizzazioni e li mette in tasca. Altre volte, Li Sacchi prendeva nomi di pazienti morti oppure emigrati all’estero da tempo.
In altre immagini, i carabinieri hanno ripreso Giuseppe Villano mentre si reca nelle farmacie e consegna le false autorizzazioni. Qualche minuto dopo esce con pacchi di pannoloni che carica sulla sua auto. Le indagini hanno scoperto che le false autorizzazioni si riferivano non solo ai pannoloni, ma anche ai prodotti per celiaci. Da qualche tempo, l’Asp aveva ormai bloccato i pagamenti, adducendo le scuse più diverse, per non fare scoprire le indagini in corso. Ma i farmacisti non si erano rassegnati, qualcuno aveva anche presentato un esposto in procura e persino un decreto ingiuntivo contro l’azienda sanitaria. Sono arrivati prima i carabinieri. E adesso le indagini proseguono.
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