Le imprese del farmaco non sono "un bancomat". Sono parte di un settore industriale all’avanguardia, che per questo va sostenuto con "regole certe che ci permettano di lavorare con tranquillità". Mentre "il fatto di cambiare le carte in tavola ogni 6 mesi è per noi una cosa difficile da gestire, e anche da far capire alle nostre case madri".
A parlare è Pierluigi Antonelli, presidente e amministratore delegato di Msd Italia, consociata della statunitense Merck & Co., nonché vice presidente di Farmindustria e chairman del gruppo Iapg che rappresenta le aziende farmaceutiche americane attive in Italia. "Il panorama del farmaceutico italiano è complicato – osserva a Milano, in occasione dell’annuncio della cessione a Mediolanum Farmaceutici dello stabilimento produttivo di Comazzo (Lodi) – La congiuntura non è semplice e noi continuiamo a vedere gestito e considerato questo settore dai decisori politici un po’ come un bancomat, non come un comparto industriale come in realtà siamo.
Contiamo 65 mila addetti, di cui 15 mila ricercatori; abbiamo 166 stabilimenti e un export del 60%. Non penso ci siano altri settori con questi numeri e una manodopera altrettanto qualificata. Ciò nonostante, nel nostro Paese dal 2006 al
2011 sono stati fatti sul settore farmaceutico tagli per 11 miliardi di euro.
Solo grazie agli interventi degli ultimi due anni vedremo 4 miliardi in meno all’anno a partire dal 2012, nel 2013 e nel 2014". Il risultato è che "negli ultimi 4 anni l’occupazione è scesa di circa 6 mila unità – ricorda il manager – e si prevede un calo ulteriore del 10% tra il 2013 e il 2014. La produzione è diminuita del 3%, e anche gli studi clinici negli ultimi tre anni sono scesi del 22-23%.
Ovviamente in qualche modo dobbiamo reagire a questo tipo di scenario. Quello che noi chiediamo a chi decide, sia su base nazionale che regionale – ribadisce Antonelli – è di definire delle regole chiare e garantire certezza.".