"Non c’è mai stata truffa". E’ quanto sostenuto dagli avvocati Roberto Cordeiro Guerra, Alessandro Traversi e Mario Casellato, difensori della famiglia Aleotti, nell’udienza davanti al gup per il procedimento sulla gestione della casa farmaceutica Menarini. Gli imputati sono 13, fra i quali i figli di Alberto Aleotti, patron della Menarini, Lucia e Giovanni, che sono accusati di riciclaggio e evasione fiscale. La posizione di Alberto Aleotti, 90 anni, accusato di truffa, è stata però sospesa per le sue condizioni di salute.
Per l’accusa, la truffa è legata all’aumento del costo finale dei farmaci che il gruppo Menarini avrebbe artatamente provocato costituendo, perlopiù all’estero, società fittizie da utilizzare per aumentare i passaggi di compravendita dei principi attivi e sovrafatturarne i costi. "Nel 1994 – ha ricordato Cordeiro Guerra – venne stabilito il prezzo medio europeo dei farmaci e quelli della Menarini risultarono in linea o al di sotto di quei valori". Riguardo le accuse di carattere fiscale: "C’è stata una contestazione – ha spiegato il difensore – ma poi c’è stato un accordo con l’Agenzia delle entrate. Il processo doveva finire lì". L’accordo risale al giugno 2011: il gruppo Menarini si impegnò a versare nelle casse dello Stato circa 330 milioni di euro a fronte di una contestazione delle Agenzie delle entrate di 3 miliardi di euro.
Venerdì 07 giugno 2013 – Aggiornato alle 13.04