Con una dichiarazione firmata da più di 80 industrie farmaceutiche, le aziende mettono nero su bianco le proprie richieste, ma anche i propri impegni. I nuovi antibiotici contro i super-batteri potranno nascere solamente dalla collaborazione tra pubblico e privato.
L’unione fa la forza. Ne sono convinte le 85 industrie farmaceutiche di 18 Paesi che hanno presentato al World Economic Forum tenutosi nei giorni scorsi a Davos, in Svizzera, una dichiarazione congiunta per combattere l’antibiotico-resistenza. Tra le firme ci sono i giganti del settore (per citarne qualcuna GSK, Pfizer, Merk, Johnson&Johnson) insieme alle aziende che producono strumenti diagnostici; tutti d’accordo nel sottoscrivere le stesse richieste e gli stessi impegni.
I patti del “do ut des” contenuti nel documento sono chiari: Big Pharma si impegna a produrre nuovi antibiotici contro i “super-batteri”, che entro il 2050 potrebbero provocare 10 milioni di morti all’anno, chiedendo però ai Governi di venirn loro incontro sul fronte delle spese.
Le attuali leggi del mercato che, sintetizzando, legano il profitto alla quantità di prodotti venduti, non riescono a rendere la produzione di antibiotici economicamente sostenibile. Per loro natura, gli antibiotici hanno due “difetti” che li rendono poco appetibili agli occhi degli imprenditori: vengono impiegati per un periodo limitato di tempo e, perché siano efficaci, non se ne deve fare un uso eccessivo. In sostanza gli investimenti per chi li produce sono molto alti e i guadagni troppo bassi.
Le aziende ora chiedono di rimediare alla situazione con alcune riforme in loro favore, cominciando con l’adeguare i costi degli antibiotici ai benefici che questi procurano per evitare di dover aggiungere alle spese per lo sviluppo del farmaco anche quelle per le campagne promozionali. In cambio, le industrie si impegnano a dare il loro contributo nei passaggi chiave della lotta all’antibiotico-resistenza.
La roadmap condivisa dai firmatari della Dichiarazione è costituita da tre tappe.
La prima prevede di ridurre la diffusione dei batteri resistenti incoraggiando un uso appropriato dei vecchi e dei nuovi antibiotici in accordo con il piano globale d’azione dell’Organizzazione mondiale della sanità. In secondo luogo, le aziende si impegnano a incrementare gli sforzi in Ricerca e sviluppo, aumentando la collaborazione tra industrie, università e Istituzioni pubbliche per accelerare i tempi delle scoperte. Infine, Big Pharma promette che farà di tutto per garantire l’accesso ai futuri farmaci a chiunque ne abbia bisogno in tutti i Paesi del mondo.
La Dichiarazione di Davos verrà aggiornata ogni due anni in base alla condizione globale della resistenza ai farmaci, adeguandosi di volta in volta alle nuove priorità ed è aperta ad accogliere le firme di chiunque voglia aderire al progetto. Jim O’ Neill, l’economista inglese a capo di una task force governativa sull’antibiotico-resistenza (di cui abbiamo parlato di recente in un articolo), non nasconde il suo entusiasmo per l’iniziativa: «È un grande passo avanti nella costruzione di una appropriata risposta globale alle sfide dell’antibiotico-resistenza. Sono molto colpito da una così ampia adesione a una comune serie di principi e di impegni su questi temi così importanti: questo è un livello di consenso che non avevamo mai visto prima da parte delle industrie».
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