Raffaele Cantone ha deciso di lasciare l’Autorità nazionale anticorruzione. Scrive le sue ragioni in una lettera pubblicata sul sito dell’Autorità.
Scrive: “Sento che un ciclo si è definitivamente concluso, anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo.
Lascio la presidenza dell’Anac con la consapevolezza che dal 2014 il nostro Paese ha compiuto grandi passi avanti nel campo della prevenzione della corruzione, tanto da essere divenuta un modello di riferimento all’estero. La stessa Autorità nazionale anticorruzione, istituita sull’onda di scandali ed emergenze, rappresenta oggi un patrimonio del Paese. Sono circostanze che dovrebbero rappresentare motivo di orgoglio per l’Italia, invece sono spesso poco riconosciute come meriterebbero.
Naturalmente la corruzione è tutt’altro che debellata ma sarebbe ingeneroso non prendere atto dei progressi, evidenziati anche dagli innumerevoli e nient’affatto scontati riconoscimenti ricevuti in questi anni dalle organizzazioni internazionali (Commissione europea, Consiglio d’Europa, Ocse, Osce, Fondo monetario) e dal significativo miglioramento nelle classifiche di settore“.
Il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, al forum Ansa, ha così commentato: “L’Anac ha evidenziato che il tema della prevenzione è importante quanto quello della repressione. Ma, detto questo, alcune linee guida e regolamenti dell’Anac non riuscivano a coniugare l’esigenza della trasparenza con quelle dell’efficienza e della rapidità: io l’avevo segnalato a Cantone che si doveva lavorare per snellire. Se per prevenire tutto blocchiamo tutto, non si fa niente”.
Nessuno, ovviamente, mette in discussione l’encomiabile impegno che Cantone ha messo contro la corruzione. Hanno però fatto discutere il Codice degli Appalti, la cui applicazione avrebbe bloccato appunto il sistema degli appalti e, dal nostro punto di vista, il Codice di Comportamento nel SSN.
Le osservazioni più attuali riguardano il famoso Codice degli appalti, “creatura” di Cantone – il cui mandato all’ANAC sarebbe scaduto nel 2020 – criticato ferocemente da molti tra cui anche Piercamillo Davigo, l’ex pm di Mani pulite. Per Davigo quel codice “è solo un ostacolo alle persone per bene, mentre chi vuole delinquere continua a farlo”. E’ argomento d’attualità perché è in discussione la legge “sblocca cantieri” proprio per snellire gli ostacoli posti dal Codice.
Ma non è su questo su cui vogliamo entrare, la cosa non ci compete e non sta a noi esprimere giudizi. Vogliamo invece entrare nel merito delle “Linee Guida del Codice di Comportamento nel SSN” ed in particolare al punto 7 a pag. 10 in cui si dice:
Il Codice stabilisce l’obbligo fondamentale di agire con onestà, professionalità, imparzialità, discrezione e riservatezza e di evitare comportamenti che possano nuocere agli interessi o all’immagine dell’ente. Al fine di garantire la piena osservanza di tali principi, si raccomanda che il Codice, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, preveda:-
il richiamo alla disciplina per regolamentare l’accesso all’interno della struttura sanitaria degli informatori scientifici e dei soggetti che, per conto delle aziende produttrici/distributrici, propongono la vendita o illustrano l’utilizzo di farmaci e/o dispositivi medici. La stessa dovrebbe configurare misure di trasparenza volte a tracciare i contatti tra i professionisti e i soggetti incaricati dalle suddette aziende quali, a titolo esemplificativo, l’istituzione di un registro che attesti l’accesso di informatori o degli altri soggetti sopra citati all’interno dell’ente sanitario, l’interlocutore e la motivazione e il divieto di ricevere i soggetti in questione al di fuori di una fascia oraria predeterminata
Una inutile demonizzazione di una categoria, quella degli ISF, potenzialmente di corruttori. Senza considerare che proprio gli ISF non vendono, senza valutare che il fenomeno corruttivo non si risolve con l’aumento della burocrazia che scoraggia proprio gli onesti. Codice che ha dato lo spunto a regioni come l’Emilia Romagna di introdurre regole talmente astruse da impedire il lavoro degli ISF, ma lasciando il via libera a tutte le altre figure interessate alla vendita, come il caso del prof. Fanelli insegna. E se gli ISF non possono svolgere il loro lavoro alle aziende non resta altro che licenziarli. Ovviamente la corruzione non è stata scalfita e o segue con diligenza le regole o avviene al di fuori di incontri tracciati. Sembra ovvio, ma …
Redazionale – 23 luglio 2019