«Siamo tra l’incudine e il martello: da una parte ci si chiede di contenere la spesa e quindi di dimettere pazienti il più rapidamente possibile, dall’altra la magistratura, legittimamente dal suo punto di vista, ci condanna se al paziente dimesso succede qualcosa». È a partire da questa situazione «intollerabile» che Maurizio Maggiorotti, presidente dell’Amami, associazione dei medici accusati ingiustamente di malpractice, spiega la protesta odierna il "No D-Day", «una giornata nella quale simbolicamente tutti i colleghi sono invitati a non dimettere pazienti» aggiunge Maggiorotti. Che la categoria si senta pressione risulta evidente dai numeri recentemente forniti dall’Ordine dei medici di Roma, il 68,2%, infatti, si sente più a rischio oggi che nel passato. «E le recenti sentenze della Cassazione hanno, se possibile, peggiorato le cose» sottolinea il presidente Amami. Un altro capitolo amaro poi è quello della conciliazione obbligatoria «che parte da un principio sacrosanto legiferato in modo folle» rincara Maggiorotti. La norma è operativa dal 21 marzo ma «sono ancora molti i nodi da sciogliere. Uno su tutti il rischio di aumento del ricorso al penale da parte di alcuni avvocati». La soluzione a questa situazione, secondo il presidente dell’Amami ci sarebbe ed è rappresenta «dall’assicurazione obbligatoria con azione diretta per i medici. Una possibilità che le assicurazioni non prendono in considerazione» spiega Maggiorotti. Oggi è il giorno della protesta e «la speranza è che l’adesione sia massiccia» conclude il presidente Amami.
DoctorNews – 13 maggio 2011