Allarme Banco Farmaceutico: “Sempre più poveri rinunciano a medicine non rimborsate” NdR

L’aumento dei prezzi mette in ginocchio le famiglie italiane. Un problema che ormai non incide solo sulla spesa alimentare ma su altri bene di prima necessità come i farmaci.

Secondo il presidente di Banco Farmaceutico Sergio Daniotti, i cittadini spesso si trovano costretti a rinunciare all’acquisto di medicinali necessari ma non rimborsati come un antidolorifico o un antifebbrile.

“E’ una situazione che ci preoccupa molto, se consideriamo che gli ultimi dati indicano come disponibilità, da parte dei nuclei familiari disagiati, un budget per la spesa privata di 30 euro l’anno”, spiega all’Adnkronos Salute, Daniotti.

“Nelle ultime settimane stiamo vedendo che gli enti che assistono chi ha bisogno, le strutture a cui le persone si rivolgono quando non ce la fanno, ci stanno richiedendo tanti farmaci – antipiretici, antinfiammatori – molti di più rispetto allo stesso periodo pre-invernale degli anni precedenti”, un aumento stimabile del “20-30%”, aggiunge.

La povertà farmaceutica è legata al fatto che alcune classi di farmaci importanti, da banco e senza prescrizione medica, non sono mutuabili. “Chi ha bisogno di un antidolorifico, di un antipiretico – aggiunge il presidente del Banco farmaceutico – deve acquistarlo. Ma le possibilità di spesa nelle famiglie povere sono scarsissime.”, osserva.

Daniotti si dice convinto che in questa fase storica caratterizzata da emergenze continue “l’impatto sarà molto forte sul piano della rinuncia alle  cure per molti, perché ancora tante famiglie non si sono rese conto di quanto sia aumentato tutto e per quelle che già faticano sarà ancora  più difficile”.

Federfarma – 15/10/2022

N.d.R.:

Su La Verità del 17 ottobre 2022 a pagina 10 si riporta un intervento/intravista del Prof. Garattini: “La spesa farmaceutica privata, pagata di tasca propria dai cittadini, è cresciuta di più rispetto a quella pubblica e ha superato quota 9 miliardi (+6,3%). La seconda, che vale ben 22,3 miliardi ed è sostenuta dal Servizio sani- tario nazionale, è aumentata del 2,6% sul 2020. A descrivere lo scenario è l’ultimo Rapporto Osmed sull’uso dei farmaci presentato dall’Aifa, oltre 700 pagine che illustrano l’impiego dei medicinali nel nostro Paese. Negli ultimi 15 anni il consumo di farmaci è aumentato del 60%. Il 20% della popolazione assume prodotti senza prescrizione medica. Tale percentuale raddoppia nella fascia di età tra 25 e 40 anni. Mentre la spesa pubblica è da considerarsi sotto controllo dal momento che cresce a ritmi meno sostenuti rispetto a quella di altre voci della sanità, come il personale e l’assistenza ospedaliera, non si può dire altrettanto di quella a carico dei cittadini, in continua crescita negli ultimi dieci anni“.  Tutta colpa, dice l’esimio professore, dando spazio al suo disturbo ossessivo compulsivo, del marketing di Big Pharma che crea dipendenza e moltiplica gli acquisti non necessari, soprattutto con una informazione di parte.

E così il Dr. Daniotti è sistemato. Se i cittadini assumono farmaci a proprie spese è colpa loro che si fanno condizionare da Big Pharma.

Forse sarebbe opportuno chiedersi perché avviene questo. Non sarà che con metodi, anche punitivi per i medici, la prescrizione di farmaci è fortemente contrastata? E anche per i cittadini cercare di ottenere un farmaco è oltremodo complicato (distribuzione diretta, per conto, piano terapeutico, ecc.)? Non sarà che il consumo di vitamina D (adesso con grande soddisfazione hanno messo dei paletti perché non venga prescritta) dipendeva dicevamo dal fatto che i farmaci per l’osteoporosi sono “fortemente scoraggiati”? Non sarà che la popolazione invecchia, come dicono le indagini demoscopiche, e con l’età aumentano le patologia e il consumo di farmaci? Non sarà che con la pandemia aumentino i consumi di antipiretici e antidolorifici? Non sarà che c’è una richiesta di sanità non soddisfatta e il cittadino si arrangia come può, anche a proprie spese? Non sarà che il SSN è universale solo a parole?

Fra l’altro il Prof. Garattini ha fatto, evidentemente inutilmente, parte del CdA di AIFA, è stato Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Superiore di Sanità, Vice-Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Presidente Commissione Ricerca e Sviluppo dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ecc.. Tutto inutile!

 

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