Sull’insovrapponibilità tra vendita al dettaglio e distribuzione all’ingrosso di farmaci, così come enunciata dal parere del ministero della Salute del 2 ottobre 2015, Aifa e filiera del farmaco non sono disponibili a fare passi indietro. E ribadiscono la linea sancita dal protocollo sulle carenze del settembre scorso: la normativa esclude che i medicinali possano uscire dalla farmacia e imboccare la strada del grossista anziché quella del pubblico. E’ uno dei punti emersi con maggiore evidenza dalla riunione del Tavolo sulle carenze ospitata ieri all’Agenzia del farmaco. Una seduta diversa dalle precedenti, perché per la prima volta da quando il gruppo di lavoro si è insediato c’era al tavolo anche una rappresentanza dell’Associazione nazionale farmacisti-grossisti.
I farmacisti-grossisti, ha detto in chiusura il dirigente dell’Agenzia, non facciano affidamento sulla sentenza del Tar Lazio che nel dicembre scorso pareva avergli dato ragione: i giudici hanno soltanto chiarito che il parere ministeriale non ha valore cogente quindi non può essere impugnato, ma sui punti salienti del protocollo di settembre il Tribunale ha dato ragione ad Aifa e filiera.
Nella seconda parte della seduta si è ripresa l’analisi dei requisiti minimi che la legge pone a carico dei distributori. La proposta dei grossisti era quella di rivedere l’obbligo di detenere il 90% delle referenze autorizzate dato che materialmente – tra carenze e indisponibilità varie – risulta quasi impossibile rispettare l’indicazione. Sono stati passati in rassegna numeri e volumi delle diverse categorie di prodotti e si è cominciato a ragionare sull’ipotesi di agganciare il tetto del 90% non alle 8.730 specialità oggi registrate in fascia A ma a un numero inferiore, verso 6-7mila. Il confronto proseguirà nella prossima seduta.