Gentili colleghi dell’ AIISF,
scorrendo le pagine del sito, ho potuto constatare che a Roma non v’è alcuna sede della Associazione AIISF e se penso a quanti Informatori operano o hanno operato a Roma e nel Lazio, la cosa mi sembra davvero sorprendente ( o devo dire sconvolgente ? ).
Siamo tanti, anche dopo le ristrutturazioni varie siamo ancora in buona parte qui, e credo che questo sia noto anche ai vertici di tutte le sigle sindacali, RSU , AIISF compresa.
Ma da sempre siamo disgiunti, isolati, soli, non rappresentati e quindi deboli. Utili solo a portar acqua a un qualche mulino di turno : nessuno ci ha mai difeso in passato, rivendicando il riconoscimento giuridico della nostra categoria ( tanto per dirne una ) ed ora, sempre più soli, subiamo attacchi da ogni lato.
Dobbiamo difenderci, sempre da soli ovviamente, ma da chi ? Da chi vorrebbe caricarci di maggiori oneri e pesi o anche (ultimamente) da chi vorrebbe, strada facendo, sottrarci pure "l’acqua che faticosamente stiamo portando al mulino"?
Non c’è da fidarsi di nessuno, personalmente, dubito anche del mugnaio , perchè potrebbe essere poco riconoscente e dell’amico "asinello" che potrebbe, viglaccamente, scalciarmi nel bel mezzo del tragitto.
Tutto quello che sta avvenendo ultimamente a Roma , in tema di Sanità, mi fa davvero pensare male sulla buonafede di certe iniziative e di certe persone: SMS inviati dalla FIMMG Lazio agli iscritti con la esplicita richiesta di riferire ai vertici del sindacato se informatori scientifici del farmaco esprimano opinioni e commenti negativi in merito alle delibere della Regione in tema di Sanità e prescrizione farmaceutica. Vi pare poco, ma siamo giunti alla schedatura ed alla censura.
Sono in pericolo, a Roma e non un Burundi, le garanzie costituzionali più elementari e nessuno muove un dito, nessuno apre bocca.
Dovrebbe essere sufficiente il solo dubbio di una censura di tale tipo per far alzare scudi a difesa della libertà di opinione di tutta una categoria ( ammesso che l’informatore appartenga a una categoria ), invece il tutto avviene nel silenzio delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali, con tutto il conforto di prove e testimonianze e, il tutto, mentre AIISF e FEDERISF ( con tutto quello che c’è da fare ) si azzuffano su questioni tanto sottili che non ho ancora capito, dimentichi di quanto espresso nei loro statuti: " tutelare la dignità professionale degli addetti all’informazione scientifica del farmaco attraverso iniziative che garantiscano il rispetto della loro personalità nell’ambito dei diritti sanciti dalla Costituzione ". Da domani, cosa intendete fare??