Abruzzo. Medici contro la Regione: «non vogliamo il comparaggio sui farmaci»

Il sindacato medici italiani si dice indisponibile a scambi sulla salute

 

ABRUZZO. «Come in Veneto, un premio fino a 13.500 euro per i medici che prescrivono farmaci generici? Noi in Abruzzo non ci stiamo a questa specie di comparaggio: ci sono altre strade per risparmiare sulla spesa farmaceutica».

E’ netta la critica di Silvio Basile, presidente regionale Smi (sindacato medici italiani) alla possibilità che la Regione possa adottare lo stesso progetto del Veneto. Ma soprattutto Basile punta il dito contro la burocratizzazione dell’attività medica.
«Il nostro compito», dice, «è quello di utilizzare in modo corretto i farmaci e le risorse disponibili, ma tenendo sempre e comunque in prima posizione la salute dei nostri assistiti, di coloro cioè che ci hanno affidato la salute, il loro bene più prezioso. Perciò non siamo disponibili a nessuno scambio. Avevamo dato la nostra disponibilità contro gli sprechi della spesa farmaceutica, ma la Regione procede senza prendere in considerazione tutte le incongruenze emerse in questi mesi e senza apportate le opportune modifiche».
Basile contesta la delibera secondo la quale un medico di famiglia non può spendere più di 205 euro/anno per ogni assistito e se spendesse di più verrebbe penalizzato economicamente.
Una scelta che non regge, anche ad occhio. Un medico con molti pazienti anziani o con più malati cronici, supera facilmente questa spesa. Quindi i tetti rigidi sono impraticabili, ma soprattutto l’attività medica non può essere giudicata dai farmaci prescritti o perché si prescrivono farmaci generici.
«Questa sui farmaci bioequivalenti è una polemica inutile, sia perché deve essere chiarito meglio il concetto di bioequivalenza tra generici e medicine brevettate, sia perché il loro peso sulle casse regionali è inesistente, visto che la quota che si paga per differenza è a carico del paziente» spiega Basile.
Viene contestata anche la modalità con cui è stata adottata la delibera «senza la partecipazione dei medici di famiglia convocati solo dopo – aggiunge il rappresentante dello Smi – si vuole far credere che siano i medici i soli responsabili dello sfondamento della spesa farmaceutica e così li si obbliga ad alcuni adempimenti che hanno dei costi e che non fanno altro che aumentare il lavoro burocratico dei medici distogliendoli dai loro compiti primari, cioè la cura e la prevenzione».
«La responsabilità del mancato risparmio sulla spesa per le medicine – sostiene Basile – va ricercata nella totale assenza di una politica del farmaco da parte della regione Abruzzo e nelle misure fallimentari messe in campo nel corso degli anni per attenere un contenimento della spesa farmaceutica. In Abruzzo si pensa solo a fare cassa risparmiando sulla salute della povera gente che non ha i soldi per comprarsi i farmaci griffati. E’ una porcheria – continua Basile – i medici devono essere liberi di prescrivere il farmaco più adatto e non deve essere attratto da una specie di comparaggio di stato: se tu prescrivi questo e non quell&rsqu

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