Marcello Longo AboutPharma and Medical Devices febbraio 2021 n. 185
“Vedo molte nubi nell’immediato futuro”. Antonio Mazzarella, presidente di Fedaiisf (Federazione associazioni italiane informatori scientifici del farmaco), è preoccupato per il presente e il futuro degli Isf. Certo, non sono mancati gli sforzi per reagire e reinventare il dialogo con il medico né le buone notizie, come alcune iniziative regionali per dare priorità alla categoria nella campagna vaccinale o per riconoscere agli Isf lo status di operatori sanitari. Ma l’emergenza Covid ha avuto un impatto fortissimo sulla professione e la crisi economica non ha ancora mostrato tutti i suoi effetti.
Dottor Mazzarella, qual è stato l’impatto della pandemia sul lavoro dell’ISF?
L’impatto è stato pesante sotto molti aspetti. L’attività è stata fermata, per molti informatori scientifici, sin dai primi giorni di marzo 2020 e il fermo si è prolungato, per la stragrande maggioranza, per oltre quattro mesi. Questo è pesato sia in termini psicologici (insicurezza per il futuro) che professionali (impossibilità di avere contatti regolari con i sanitari), ma soprattutto economici con rischio di perdere il posto di lavoro. Pensiamo in particolare ai tanti informatori che lavorano a Partita Iva.
Rispetto ai primi dell’emergenza cosa è cambiato?
Tutto il periodo pandemico, e ancora adesso, è stato un continuo cambiamento. Siamo passati dall’assenza, o quasi, di contatti con il medico della primissima fase, alle telefonate per dimostrare vicinanza e solidarietà, all’invio di informazioni relative al Covid-19, alle prime video chiamate, al timido ritorno contingentato delle visite in presenza, caratterizzate dal massimo rispetto delle misure di sicurezza (uso dpi, distanziamento). Oggi, in linea di massima, riusciamo ad avere contatti in presenza più numerosi rispetto a qualche mese fa ma meno rispetto al periodo pre Covid. Anche i contatti da remoto (telefonate e videochiamate) sono aumentati, ma essenzialmente hanno la funzione di prendere gli appuntamenti face to face, così da evitare la contemporanea presenza in sala d’attesa con i pazienti, o, al massimo, trasferire qualche informazione importante su un farmaco.
Quali “lezioni” si possono trarre da questa esperienza?
Innanzitutto essere pronti, capaci di reagire anche all’imponderabile e di collaborare con gli altri, colleghi e non. Gli informatori scientifici sono, forse, avvantaggiati in questo perché tutti i giorni si adattano e reagiscono a situazioni a volte impensabili. Siamo sempre in giro, abbiamo contatti con decine di persone al giorno, non solo operatori sanitari. La pandemia ha rappresentato il banco di prova per questa adattabilità senza la quale difficilmente si sarebbe potuto andare avanti. Certo, le aziende, in linea di massima, ci hanno fornito il supporto necessario e dato istruzioni sul “da farsi”. Ma è stato grazie alla resilienza dell’Is/ Isf se tali indicazioni sono diventate vere e proprie attività sul campo
Sulla vaccinazione anti-Covid per gli ISF le Regioni si muovono in ordine sparso. Come sta andando? Cosa chiedete alle istituzioni?
Dal 31 dicembre in poi, alcune Regioni (Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Lombardia) hanno deliberato per l’inserimento degli informatori scientifici in prima fascia nella campagna vaccinale anti-Covid19. Nelle altre Regioni, Fedaiisf sta lavorando assiduamente con gli assessorati alla salute per ottenere lo stesso risultato. Abbiamo accolto con molto piacere l’approvazione dell’Ordine del giorno alla Camera dei Deputati in cui si discuterà di allargare la platea dei destinatari della Fase I anche agli informatori scientifici, con il risultato di renderlo applicabile su tutto il territorio nazionale. Nel frattempo in alcune Regioni i vaccini sono già stati somministrati a una parte degli informatori che hanno aderito alla campagna. Auspichiamo che tale ordine del giorno venga discusso e quindi approvato e rapidamente applicato. Chiediamo alle istituzioni regionali, che ancora non si sono espresse in merito, di accelerare i tempi di delibera per favorire la campagna vaccinale per noi informatori per garantire la sicurezza personale, collettiva e per un ritorno graduale all’attività professionale anche in garanzia dei livelli occupazionali.
Le vaccinazioni riaccendono i riflettori sul tema del riconoscimento degli ISF come operatori sanitari. Negli anni diverse proposte sono state presentate in Parlamento. A inizio 2021 si è mosso il Consiglio regionale della Puglia. Qual è la vostra posizione?
In realtà, in passato per ben due volte siamo stati vicinissimi al riconoscimento giuridico della professione con un albo o un ordine professionale. Solo di recente si parla anche di un nostro inserimento tra le professioni sanitarie. Abbiamo depositato circa due anni fa, presso il ministero della Salute, una nostra istanza di istituzione dell’albo degli informatori scientifici, secondo la legge Lorenzin. Oggi, grazie all’On. Gabellone, in Puglia è stata depositata una proposta di legge regionale per il nostro inserimento tra gli operatori sanitari. In seguito, l’assessore alla sanità pugliese Prof. Lopalco, ha assunto l’impegno di istituire un tavolo tecnico con lo scopo di redigere una proposta di legge esaustiva e onnicomprensiva della materia, supplendo in questo modo anche a una carenza nazionale. Siamo assolutamente favorevoli a tale processo e speriamo che possa rappresentare un mezzo per ottenere lo stesso eventuale risultato a livello nazionale
Sempre a proposito del riconoscimento come operatori sanitari, altre iniziative regionali da segnalare?
Attualmente, in quasi tutte le Regioni, FEDAIISF, colloquiando con gli assessorati preposti, ha gettato le basi affinché si avviino procedure in questo senso.
È appena iniziato un decennio, lei come vede il lavoro degli Isf nel futuro? Quale ruolo per il digitale?
Vedo molte nubi nell’immediato futuro. Il blocco dei licenziamenti li ha evitati fin ora ma non appena se ne avrà la possibilità, temo che molte aziende, non solo del settore farmaceutico, ridimensioneranno gli organici. Per gli informatori bisognerà scongiurare la loro trasformazione in lavoratori a Partita Iva, già troppo rappresentata in quest’ambito lavorativo, nonostante la normativa inserisca chiaramente questa figura professionale alle dipendenze del servizio scientifico e non del marketing. Tuttavia, la pandemia ha dimostrato che il rapporto umano resta insostituibile per cui l’informatore scientifico resterà una figura professionale imprescindibile e centrale per il settore. Il digitale sarà un mezzo a disposizione del professionista che gli consentirà di contattare il medico anche quando non dovesse essere possibile, per vari motivi, o per condividere con lui informazioni in maniera diversa, non fruibile in presenza. Ma non potrà mai sostituire il contatto umano. Il medico, indipendentemente dalla sua specializzazione, accetta il digitale entro limiti molto ristretti. Volendo fare un paragone, i social network sono molto utili per mantenere i contatti con persone distanti o per ritrovare amici con cui si sono persi i contatti. Ma questi sistemi fanno aumentare la necessità di incontrarsi. Una stretta di mano ha sempre più valore di un like o di una emoticon.
Per gentile concessione di AboutPharma