Aperto un tavolo tra l’azienda farmaceutica, i sindacati e il ministero. I vertici:«Pronti a collaborare»
Una lettera dagli Stati Uniti per comunicare a 270 dipendenti che dal 1 gennaio 2015 lo stabilimento in cui lavorano chiuderà: succede a Pavia dove la multinazionale farmaceutica Merck Sharp & Dohme è pronta a smantellare la sua ultima roccaforte produttiva nel Belpaese.
LO SCIOPERO – «Un annuncio secco e inaspettato – commenta il segretario generale della Filcem Cgil provinciale Giorgio Mercuri – soprattutto dopo che a fine 2012 l’amministratore delegato aveva dichiarato che lo stabilimento pavese è una realtà d’eccellenza e che concorre per il 30% all’utile complessivo». I 270 dipendenti hanno chiesto di salvarlo e di non perdere il lavoro con uno sciopero di otto ore lo scorso 28 giugno: «Abbiamo aperto un tavolo tra azienda, sindacati e ministero delle attività produttive – prosegue Mercuri – ora siamo in attesa di un secondo incontro in cui i vertici di Merck dovrebbero fornirci qualche risposta in più». Non solo, i sindacati hanno indirizzato una lettera al presidente del consiglio e una all’ambasciatore statunitense in Italia, richiedendo incontri e sostegno.
«PRONTI A COLLABORARE» – L’azienda, dal canto suo, si dichiara pronta a collaborare e a portare risposte ai lavoratori già durante la riunione al ministero, che si dovrebbe tenere nei prossimi giorni: «La casa madre – spiega Goffredo Freddi, Executive Director Policy & Communication MSD Italia – è disposta anche a svendere lo stabilimento se entro il termine del 31 dicembre 2014 si troverà un acquirente che dia garanzia di un solido piano industriale e continuità occupazionale». Ma se ciò non accadesse lo stabilimento chiuderà i cancelli lasciando 270 dipendenti sulla strada: «Abbiamo coinvolto il presidente mondiale della società che ha assicurato che verranno attuate tutte le forme di solidarietà possibili nei confronti dei lavoratori», continua il delegato italiano, che sottolinea come gli uffici esterni non abbiano marg