Sanità digitale. Nei giorni fra il 7 e il 9 ottobre u.s. si è tenuto a Torino il Festival del Digitale Popolare organizzato dalla Fondazione Italia Digitale. Il luogo che ospitava l’evento ad inizio ‘900 era la prima centrale elettrica di Torino
Uno dei temi affrontati è stato: “Digitale, la sanità per tutti”.
Quando si parla di digitale in sanità si pensa immediatamente alla telemedicina, all’intelligenza artificiale e in generale a hardware e software. In realtà, per poter utilizzare questi strumenti al meglio è necessario investire sui processi delle aziende sanitarie e degli ospedali.
Al tavolo erano presenti anche i rappresentati di due delle aziende che stanno più utilizzando l’intelligenza artificiale applicata alla sanità: Affidea e Takeda. La prima è specializzata in diagnostica per immagini, la seconda è una casa farmaceutica specializzata in oncologia, gastroenterologia, neuroscienze e malattie rare.
Per Takeda Italia è intervenuto Andrea Pecci, Costumer Excellence&Innovation Head
Durante la pandemia Takeda ha rivisto alcuni meccanismi organizzativi. Quelli rivolti all’esterno si sono rafforzati: “Già nel 2014-15 avevamo introdotto un engagement multicanale per i medici da parte degli informatori scientifici – ha affermato Andrea Pecci – La pandemia ci ha quindi trovati pronti e abbiamo incrementato questo approccio olistico”.
Circa il 30-35% di medici ha richiesto un engagement multicanale. “Il nostro obiettivo è fornire le informazioni
La vera rivoluzione, invece, è avvenuta nell’organizzazione aziendale interna: “La digitalizzazione ci ha permesso di cambiare il paradigma, impostando un nuovo modello lavorativo all’interno degli uffici – ha spiegato Pecci – Abbiamo chiesto alle persone di cambiare il proprio mindset: non siamo più pagati per il tempo che diamo all’azienda, ma per quello che produciamo, per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Si tratta di un mix tra lavoro agile e intelligente”.
Le ricadute di questo sistema organizzativo hanno un impatto positivo sul pianeta (i dipendenti si spostano meno e quindi inquinano di meno) e sul benessere personale (la maggiore flessibilità permette un miglior equilibrio con la vita privata).
“All’inizio chi era abituato alla vita d’ufficio si è sentito un po’ oppresso – ha ammesso Pecci – Nei primi tempi abbiamo assistito a una sovraproduzione di mail e videocall. Oggi, però, tutto funziona meglio: abbiamo il diritto alla disconnessione e sappiamo di non dover rispondere immediatamente a un messaggio. Se c’è un’urgenza, veniamo chiamati”.
(Estratto da PPHC – Digitale, la sanità per tutti – 13 ottobre 2022)
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