Il rebus spesa farmaceutica in Puglia: salvati i manager delle Asl
La Gazzetta del Mezzogiorno – 14 agosto 2024 – di Massimiliano Scagliarini
I direttori generali delle Asl dovranno giustificare lo sforamento del tetto della spesa farmaceutica che in base alla legge 7/2022 comporta la decadenza dall’incarico. Ma – ha stabilito la Regione – non c’è alcun automatismo: per evitare una violazione alle norme nazionali che regolano l’iscrizione all’albo degli idonei è infatti necessaria prima una procedura in contraddittorio con i «rei». E questo comporta, con ogni probabilità, che alla fine non ci sarà alcuna decadenza.
Dopo quasi quattro mesi di discussioni ha prevalso dunque il lodo Montanaro, il capo del dipartimento Salute che lunedì – sulla base di un parere motivato – ha fatto partire le contestazioni a sei dei 10 direttori generali della sanità pugliese. Sono quelli che nel 2023 non hanno rispettato i limiti di spesa (stabiliti da una legge nazionale, in percentuale sul fondo sanitario) e sono tuttora in carica nella stessqa azienda. Nel 2023 il tetto alla spesa convenzionata (le farmacie) è stato rispettato da tutte le Asl tranne Bat (per 206mila euro) e Taranto (5,3 milioni). Il tetto della spesa diretta è invece stato rispettato dal solo Policlinico di Bari (che ha fermato l’uso di determinati farmaci, scaricandolo sulle Asl). I direttori generali inadempienti nel 2023 dunque sarebbero nove, ma quelli che hanno ricevuto la contestazione sono i sei ancora in carica nella stessa azienda: Antonio Nigri (Asl Foggia), Stefano Rossi (Asl Lecce), Gregorio Colacicco (Asl Taranto), Tiziana Dimatteo (Asl Bt), Alessandro Delle Donne (Oncologico Bari) e Tommaso Stallone (Irccs Castellana). Giuseppe Pasqualone (Policlinico Foggia) ha evitato la contestazione per 37 giorni, perché è stato nominato direttore generale il 6 febbraio 2023 provenendo dalla Asl Brindisi (stesso discorso). Antonio Sanguedolce è passato dalla Asl Bari al Policlinico.
Oggi gli uffici dovrebbero notificare a tutti i direttori la relazione predisposta dal dirigente Paolo Stella, che – sulla base dei dati Aifa – ha «nettizzato» i tetti per tenere conto degli effetti del payback (lo sconto che le case farmaceutiche restituiscono a fine anno). I sei inadempienti hanno tempo fino al 2 settembre per spiegare alla Regione perché non è stato possibile mantenere la spesa entro il tetto. Il dipartimento Salute farà un’istruttoria per valutare il merito delle giustificazioni, dopodiché la decisione ultima spetterà al governatore Michele Emiliano: è lui ad aver firmato i contratti. Si arriverà, come minimo, alla fine di settembre, ma più probabilmente a ottobre. E la gran parte dei contratti triennali dei direttori scadono tra gennaio e marzo 2025.
Il meccanismo della legge 7, voluta da Fabiano Amati e votata convintamente anche dal Pd (che ora però ne chiede l’abrogazione), è stata al centro di infinite discussioni sia in sede politica che in sede tecnica. A un certo punto, alcune settimane fa, la giunta sembrava avere optato per la decadenza automatica dei direttori inadempienti. Ma poi ha prevalso l’interpretazione di Montanaro. È emerso che in sede di esame della legge (per valutarne l’impugnazione) il dipartimento Affari regionali di Palazzo Chigi aveva chiesto alla Regione di assicurare l’applicazione del meccanismo previsto dall’articolo 2, comma 5 del decreto legislativo 171/2016, quello che regola il procedimento di destituzione dei direttori generali. Ed è così che si farà.
A parte la spesa convenzionata, su cui tuttavia la Puglia nel suo complesso è risultata per la prima volta in ordine (ha speso 4,1 milioni in meno rispetto al tetto di 586 milioni), sugli acquisti diretti c’è un dato pratico che non si può superare. Lo ha illustrato alcuni giorni fa il direttore scientifico dell’Aifa, Luigi Russo, con un ragionamento che sembra fatto apposta per togliere le castagne dal fuoco alla Puglia (Montanaro siede nel cda di Aifa). «Lo sforamento di spesa per i medicinali acquistati direttamente dalle Asl, in larga parte ad uso ospedaliero – ha spiegato Russo – è difficilmente attribuibile ad un loro uso inappropriato, essendo dovuto a medicinali innovativi per malattie rare, oncologiche, autoimmuni, cardiovascolari o per gli antidiabetici di ultima generazione. Farmaci in molti casi salvavita e in larga parte sottoposti a strumenti di controllo sul loro uso appropriato».
Se in ospedale si presenta un malato che – secondo il medico – ha bisogno di un farmaco innovativo, il farmaco viene comprato senza guardare il suo costo. Non potrebbe essere diversamente, in un sistema universalistico come quello italiano. E dunque quattro dei sei direttori potranno – a ragione – chiedere di non essere destituiti per qualcosa che non potevano controllare. Comunque potrebbero pesare ragioni di opportunità: a ottobre i manager saranno ormai in scadenza, e potrebbe non avere senso farli decadere per tre mesi.
Nota: La decadenza non solo scioglie il contratto dei D.G. con la Regione, ma implica anche l’uscita dall’albo nazionale. Sicché la Puglia, in caso di decadenza, dovrebbe trovare altri manager e rinunciare a quelli oggi in carica che hanno tuttavia un consolidato rapporto di fiducia con la giunta. Tuttavia la norma parla chiaro e la posizione di Azione (che volle la legge e preme perché si applichi) è perentoria: al punto che nei giorni scorsi il consigliere Fabiano Amati ha scritto a tutti i dg inadempienti e li ha diffidati a non adottare delibere ulteriori, perché tutte a rischio di annullamento, visto che i conti della spesa farmaceutica non lasciavano spazio a dubbi da diverso tempo.
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