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Il caso cannabis ad uso medico. Ma un emendamento al ddl lo dichiara illegale

Nel semestre 1° gennaio-30 giugno 2024 è stata evidenziata una importante riduzione nel numero di segnalazioni di sospette reazioni avverse associate all’uso medico di cannabis

Cannabis a uso medico, migliora la tollerabilità

Nel semestre 1° gennaio-30 giugno 2024 è stata evidenziata una importante riduzione nel numero di segnalazioni di sospette reazioni avverse associate all’uso medico di cannabis

farmacia news – 2 agosto 2024 – di Elena D’Alessandri

La prescrizione di cannabis a uso medico in Italia riguarda, come stabilito dal Decreto Ministeriale del 9 novembre 2015, l’impiego:

  • nel dolore cronico e nel dolore associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale;
  • nella nausea e nel vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per Hiv;
  • come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell’anoressia nervosa;
  • con effetto ipotensivo nel glaucoma;
  • per la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette.

Il medesimo Decreto ha previsto che l’attività di sorveglianza di sospette reazioni avverse, coordinato dall’Istituto superiore di sanità, venga effettuato attraverso la raccolta delle segnalazioni di sospette reazioni avverse associate alla somministrazione delle preparazioni magistrali a base di cannabis, secondo le procedure del sistema di fitosorveglianza, informando l’Ufficio centrale stupefacenti della Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della salute”. 

La sorveglianza nel primo semestre 2024

Dal 1° gennaio al 30 giugno 2024, stando al rapporto di recente pubblicazione del Centro nazionale di ricerca e valutazione preclinica e clinica dei farmaci dell’Istituto superiore di sanità (Iss), continua a evidenziarsi un’importante riduzione del numero di segnalazioni pervenute al sistema di fitosorveglianza. Nel semestre in oggetto sono state riscontrate solo 2 segnalazioni, a fronte delle 5 registrate nel semestre precedente.

Due sole segnalazioni ricevute

Le due segnalazione hanno riguardato due pazienti di rispettivamente 64 e 83 anni, un uomo e una donna. La durata del trattamento della preparazione magistrale a base di cannabis era riportata in una sola delle due segnalazioni ed era pari a circa 3 mesi. Le segnalazioni non riportavano indicazioni relative alla posologia della preparazione magistrale, ma solo il numero di gocce da assumere. In una segnalazione è stato tuttavia possibile ricavare la dose per singola goccia dalle informazioni riportate.

Entrambe le segnalazioni riportavano la presenza di patologie concomitanti o condizioni predisponenti; in un solo caso erano indicati i farmaci assunti in concomitanza. Tutte le segnalazioni sono state valutate secondo le modalità previste dal sistema di fitosorveglianza e per entrambe la correlazione causale è stata valutata come “possibile”. 

Le segnalazioni sono pervenute dalla Liguria e dal Friuli Venezia Giulia e in entrambi i casi i segnalatori erano medici.


Nota: nel corso dell’esame degli emendamenti al ddl sicurezza nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, tra le diverse proposte di modifica è stata approvata quella che, di fatto, equipara la cannabis light a quella illegale, a base di Thc.


L’emendamento al ddl Sicurezza che dichiara illegale la cannabis light e mette a rischio le altre filiere, è stato approvato dal governo

Cannabis Terapeutica 

L‘emendamento al ddl Sicurezza che mette fuori legge la cannabis light, e che era stato accantonato, è stato invece approvato questa notte in Commissione.

E’ un duro colpo per tutto il settore perché, mettendo fuori legge la lavorazione delle infiorescenze, oltre a colpire il settore della cannabis light e del CBD, mette a rischio anche le altre filiere della canapa industriale, come quella cosmetica e florovivaistica, ma anche quella della bioeidlizia o della produzione di olio alimentare.

Ogni pianta di canapa, infatti, produce un’infiorescenza che, al momento della rccolta, secondo la nuova legge andrebbe sotto il cappello del testo unico degli stupefacenti, diventando reato.

Essendo stato approvato in Commissione, ora, affinché diventi legge, dovrà affrontare i passaggi parlamentari alla Camera e al Senato, probabilmente entro fine agosto o all’inizio di settembre. Essendo un provvedimento molto importante per il governo, c’è la possibilità concreta che venga messa la fiducia, evitando qualsiasi discussione parlamentare.


La cannabis light (chiamata anche marijuana light o canapa light) è il nome generico con cui ci si riferisce comunemente alle varietà di Cannabis in cui la quantità del principio attivo delta-9-tetraidrocannabinolo(THC) è bassa o insignificante.

Per questo motivo, la cannabis light è considerata legale in alcuni Stati in cui invece la cannabis con alti livelli di THC illegale.

La cannabis light presenta un contenuto molto basso di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), il principio attivo responsabile dell’effetto stupefacente della marijuana, ma contiene invece il metabolita cannabidiolo (CBD), che ha un effetto rilassante


L’impatto economico di questa decisione sarà significativo perché si tratta di un mercato in piena espansione in Italia. Attualmente, circa 800 aziende coltivano cannabis light nel nostro paese e 1.500 si occupano della sua trasformazione, generando un fatturato annuo di circa 500 milioni di euro e coinvolgendo circa 11.000 posti di lavoro. Secondo Davide Fortin, ricercatore all’Università Sorbona di Parigi e collaboratore di MPG Consulting (Marijuana Policy Group di Denver) il mercato della cannabis light in Italia nel 2021 era valutato circa 44 milioni di euro all’anno e sarebbe potuto crescere fino a 400-500 milioni con una regolamentazione adeguata, inserendosi in un mercato europeo potenziale di 36 miliardi di euro. Il prodotto coltivato in Italia, è infatti molto richiesto anche all’estero, con esportazioni verso Germania, Belgio, Olanda e Francia.


Dal DECRETO 9 novembre 2015

In considerazione delle evidenze scientifiche fino ad ora prodotte, che dovranno essere aggiornate ogni due anni, si può affermare che l’uso medico della cannabis non può essere considerato una terapia propriamente detta, bensì un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard, quando questi ultimi non hanno prodotto gli effetti desiderati, o hanno provocato effetti secondari non tollerabili, o necessitano di incrementi posologici che potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali.

Gli impieghi di cannabis ad uso medico riguardano:

  • l’analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali
  • l’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace
  • l’effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali
  • l’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard
  • l’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali
  • la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard

Si evidenzia che esistono diverse linee genetiche di cannabis che contengono concentrazioni differenti dei principi farmacologicamente attivi e, conseguentemente, producono effetti diversi; pertanto, gli im- pieghi ad uso medico verranno specificati dal Ministero della salute, sentiti l’Istituto superiore di sanità e l’AIFA per ciascuna linea genetica di cannabis.

Il cannabidiolo (CBD) manca di psicoattività poiché sembra non legarsi né ai recettori CB1 né ai recettori CB2 in concentrazioni apprezzabili, ma influenza l’attività di altri target quali canali ionici, recettori ed enzimi con un potenziale effetto antinfiammatorio, analgesico, anti nausea, antiemetico, antipsicotico, anti ischemico, ansiolitico e antiepilettico


Emendamento 13 bis  progetto di legge C1660

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Redazione Fedaisf

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