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Svizzera. Dopo la carenza di personale un’ondata di licenziamenti

Nell’industria farmaceutica, lo scorso anno, è stato licenziato un dipendente su tre

Saranno soprattutto i dipendenti più anziani ad essere colpiti. Anche l’AI ci metterà lo zampino

Negli ultimi mesi in Svizzera si è fatto un gran parlare della carenza di personale qualificato. Il problema, in realtà, è sorto con la fine della pandemia di Coronavirus, quando i datori di lavoro svizzeri hanno iniziato a lamentare difficoltà nel trovare persone da inserire nel proprio organico.

Le cose sembrano però essere cambiate, stando alle dichiarazioni raccolte dal Blick. «Il mercato del lavoro si sta normalizzando», afferma infatti Pascal Scheiwiller, Ceo di Von Rundstedt, che si occupa di outplacement aiutando i dipendenti a cercare lavoro dopo il licenziamento.

«La carenza si è attenuata»

«La carenza di lavoratori qualificati in tutti i settori si è attenuata», spiega Scheiwiller. Andando nel dettaglio, dopo il 2020 (anno segnato in modo pesante dalla pandemia), l’economia ha registrato un’impennata per i due anni successivi. Ma si è trattato in realtà di un recupero. Questa crescita economica si è già raffreddata. «E nel 2023 ci sono stati molti più progetti di ristrutturazione e ridimensionamento».

Industra farmaceutica e settore bancario i più colpiti

Alcuni settori, poi, sono stati più colpiti di altri. In questa infelice classifica, svetta l’industria farmaceutica. Qui, lo scorso anno è stato licenziato un dipendente su tre. Dietro al significativo ridimensionamento, tra le altre cose, la massiccia riduzione dei posti di lavoro presso Novartis. Una riduzione che, sebbene comunicata dal 2022, si riflette sulle cifre solo ora a causa delle tempistiche dilatate tra l’annuncio, le procedure di consultazione, il preavviso e l’uscita effettiva del personale dal mercato del lavoro.

Lo stesso succederà nel settore bancario con la fusione tra Credit Suisse e UBS, in seguito alla quale non sono ancora state annunciate tutte le disdette.

Tempi duri per gli over 40

Questo rallentamento si trascinerà almeno per tutto il 2024, stando alle previsioni. E a patirlo maggiormente saranno i dipendenti più anziani. Già nel 2023, infatti, i tagli hanno interessato principalmente (l’80%) gli over 40. Oltretutto, più si è in là con gli anni, più si fa fatica a trovare un nuovo lavoro. Se Un under 30 in media impiega 3,1 mesi per ricollocarsi, per un over 50 queste tempistiche sono più che raddoppiate.

La ragione è molto semplice: a causa della carenza di personale, i datori di lavoro hanno assunto lavoratori più anziani. «Si è trattato di una necessità più che della presa di coscienza del reale valore di questi dipendenti».

 

 

Redazione Fedaisf

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