I medici di famiglia scappano prima del tempo, e così a Genova ci sono 20 mila pazienti privi di un curante. Il problema è nazionale: l’età media della categoria è già alta, entro il 2020 dovrebbe pensionarsi il 50% degli attivi, se utilizziamo i 67-68 anni come età media dell’esodo. Se però ci si mettono i prepensionamenti c’è il rischio di un maremoto.
Mauro Miserendino – Martedì, 20 Gennaio 2015 – Doctr33
Lo conferma Alessandro Dabbene della Continuità assistenziale Fimmg: «In Piemonte avevamo previsto un esodo del 66% dei medici in attività entro il 2024 partendo da un dato di 65 anni: già entro il 2018 dovrebbero andarsene via tanti medici da lasciar sguarnito un milione di pazienti, che diventerebbero due dopo il 2020 in una regione da 5 milioni di abitanti.
Ora però veniamo a sapere che c’è un’emergenza sia in uscita sia in entrata: in particolare, per mancanza di medici con titolo di diploma di formazione specifica o equipollente, nel Cuneese, Verbano, Biellese, Alessandrino e persino nel Torinese si ricorre al conferimento di incarichi provvisori a colleghi sprovvisti del titolo per occupare la carenza. La normativa tratta dalle direttive dell’Unione Europea non prevede che questi medici possano occupare l’incarico a titolo definitivo, gli incarichi non possono durare oltre l’anno» conferma Dabbene. «Dopo questo periodo, il diplomato si riesce a trovare, per fortuna in tutte le zone citate alla fine dei colleghi hanno trovato la titolarità».
Ma l’emergenza è anche data dal fattore prepensionamento: molti medici di famiglia si stancano e scelgono di pensionarsi per sviluppare un’attività libero professionale. «Per quanto ne so, investono nella specialità dove si sono diplomati o in specializzazioni acquisite strada facendo. Andrebbero subito sostituiti, ma qui la normativa è complicata».
Di recente il Tar Lombardia ha negato che i titolari di diploma triennale in MG abbiano requisiti tali da passare davanti agli altri specializzandi nella possibilità di ottenere incarichi, almeno in guardia medica, a tempo determinato.
«La Finanziaria 2002 (legge 28 dicembre 2001) impone un punteggio uguale per tirocinanti ed altri specializzandi. Invece, oltre a rendere compatibile il tirocinio triennale con ogni altra attività profesionale, andrebbe riconosciuta la specificità delle materie in cui si forma l’aspirante mmg».
Altro intoppo: dalla bozza tratta dal Patto salute che detta le regole d’ingresso nel Ssn ai neolaureati è stata tolta la parte relativa ai medici del tirocinio e alla loro conseguente possibilità di svolgere sul territorio attività professionalizzanti ricompensate. «Peraltro – ricorda Dabbene – la stessa legge Balduzzi 189/2012 all’articolo 1 comma 5 prevede si possa valorizzare l’attività remunerata svolta dai medici in formazione presso i servizi Asl: parole alle quali le regioni dovrebbero dare subito seguito».